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I lavoratori di Cinecittà Resistono

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Ieri è iniziata a Cinecittà la riunione aperta organizzata dall’RSU, molte presenze al presidio, dal regista Citto Maselli, al consigliere regionale Giulia Rodano dell’IDV, a Vice Presidente dell’ANAC Nino Russo, alla coordinatrice culturale del PD Alessandra Untolini, a Stefania Brai responsabile Culturale di Rifondazione Comunista, all’Associazione Art. 21 e alle sigle sindacali che hanno dato voce illustrando i loro incontri con il Mibac. Il primo ad aprire la discussione  è stato Massimo Corridori (RSU) raccontando con fredda lucidità i punti dolenti che Luigi Abete propone e la volontà, insieme al resto dei lavoratori di non mollare  e di rimanere su le proprie idee fino a quando Cinecittà non si presenterà su un tavolo tecnico con un vero piano industriale di ricrescità dello stabilimento.

E’ importante sottolineare che: nell’audizione alla Camera, Luigi Abete continua a difendere la svendita del sito di Cinecittà alla speculazione e soprattutto continua a offendere e ricattare i lavoratori.

Stamane l’Associazione Art. 9 Cultura & Spettacolo,  ha preso parte all’assemblea pubblica dei lavoratori e c’è stata l’esigenza di proporre delle idee.

Punto primo, chi si candida a Sindaco nel centrosinistra deve impegnarsi pubblicamente a revocare ogni autorizzazione a edificare sul suolo degli studi di via Tuscolana: per dare una controffensiva alla speculazione prefigurata nel piano di Abete. Agevolando le produzioni che lavorano a Roma con l’eliminazione della tassa del suolo pubblico (Tosap), e con i forti rigori della Sovrintendenza dei Beni Architettonici. Perché queste agevolazioni vengano applicate nelle altre regioni come il Piemonte e la Puglia e non nel Lazio?

Secondo, il presidente del Consiglio Monti deve convocare Abete, così come ha fatto con Marchionne: perché ad essere in gioco nella vertenza di Cinecittà è un preciso indirizzo della politica industriale del nostro Paese.

Terzo punto, il governo deve intervenire con un decreto che obblighi le produzioni audiovisive che ricevono sovvenzioni pubbliche a non delocalizzare le riprese. Parliamo in particolar modo della RAI con il cinema e le fiction, si tratterebbe di un provvedimento concreto e a costo zero e con un incremento di IVA, Ritenute di Acconto, Irpef e altri versamenti pensionistici che lo stato può acquisire.

Quarto Punto, la Regione Lazio con la Filmcommission deve investire su le produzioni che costruiscono scenografie presso gli studi di Cinecittà.

Durante la mattinata vivacissima di incontri e confronti nel dibattito, sono stato chiamato al cellulare da un collega e amico che ha contribuito con la sua professione a costruire il cinema italiano. Parlo di Giancarlo de Leonardis, professionista che ha debuttato nel 1957 nel film “Ben Hur”, proseguendo la sua carriera  con lavori come “IL  GATTOPARDO”,  “DESERTO ROSSO”,  “STRAZIAMI MA DI BACI SAZIAMI” e tantissimi altri lavori di uguale importanza, per arrivare a oggi a film come, “IL GENERALE DALLA CHIESA”, ecc. Un eccezionale professionista che mi ha esternato il suo malumore su Cinecittà dandomi il consenso di raccontarvelo.

“Tutti noi del settore, siamo indignati per l’ennesima rapina che questi affaristi stanno perpetrando a scapito dell’Italia, già perché parlare di CINECITTA’ non significa parlare solo dei lavoratori di Cinecittà che rischiano il posto di lavoro in un modo subdolo, come ad esempio quello di vendere alcuni servizi interni a piccole società con i loro macchinari e personale connesso, ho detto piccole società per cui facilmente licenziabili dopo il loro trasferimento. Ma parliamo anche del danno nazionale che una simile iattura procura: CINECITTA’ è patrimonio italiano e non solo dei cineasti, perché, anche attraverso il cinema e quindi Cinecittà, è cresciuto il nostro paese. Ed ora mi domando oltre che ai soliti “poveri” che squallidamente pensano solo a far soldi con le speculazioni edilizie o alberghiere a chi altro fa comodo in Europa la chiusura del polo cinematografico più qualificato che sia mai esistito? FRANCESI? INGLESI? BULGARI? RUMENI?

CARI POLITICI ITALIANI, NON BASTA LA VOSTRA SPORADICA PRESENZA PER DIFENDERE DAVVERO QUESTO PATRIMONIO OLTRE ALL’IMPEGNO IN MASSA DEI LAVORATORI, SERVE L’IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI, DEL GOVERNO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E DI TUTTI GLI ITALIANI PER RIUSCIRE A SALVARE CINECITTA’ E LA NOSTRA CULTURA.
Firmato da un italiano che ama il suo paese e la sua cultura e poi da un professionista del settore che con il suo lavoro ha contribuito per 50 anni a fare il nostro cinema.

Giancarlo de Leonardis


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