L’ennesimo episodio inquietante. L’ennesimo omicidio di mafia avvenuto in provincia di Latina a dimostrazione del radicamento delle mafie nel nostro territorio”. Lo scrive in una nota il Coordinamento provinciale di Legambiente. “Alle 16.30 di giovedì 23 agosto, a Terracina, in un noto stabilimento balneare, uno dei boss più importanti della camorra è stato assassinato. Si tratta del 48enne campano Gaetano Marino considerato del clan degli scissionisti di Scampia, ucciso da un commando di sicari che lo hanno crivellato di colpi in piena spiaggia, salvo poi fuggire in auto.
Considerato quanto accaduto, è indispensabile rompere con qualunque forma di negazionismo del fenomeno e indifferenza nei suoi riguardi. Le mafie non solo sono presenti in provincia di Latina con beni, imprese e personaggi di primo piano, non solo considerano la provincia di Latina luogo ideale per il riciclaggio del denaro sporco, buen ritiro dei propri affiliati e occasione per realizzare profitti mediante i business tipici delle ecomafie ma uccidono in pieno giorno considerandosi evidentemente sufficientemente al sicuro e protette.
Urge dunque una risposta forte e univoca. È necessaria una nuova consapevolezza che parta dal riconoscimento del radicamento delle mafie in provincia di Latina e un patto per la democrazie e la legalità capace di unire, attraverso un’assunzione di responsabilità collettiva, tutta la politica, le associazioni, i cittadini, il mondo del lavoro e delle imprese per vincere la lotta alle mafie e salvaguardare il territorio.
Il primo passo è rendersi conto del fenomeno e ammetterlo, sostenere le forze dell’ordine e la Magistratura, chiedere l’istituzione anche a Latina della D.I.A. e della D.D.A., rompere qualunque scellerato patto tra “pezzi deviati della politica” e mafiosi e investire nella formazione di una cultura rinnovata e diffusa della
legalità, a partire dai ragazzi.
Legambiente continuerà a richiamare la cittadinanza e la politica ad una maggiore responsabilità e ad un impegno radicale perché le mafie vengano presto eradicate dalla provincia di Latina. Non è questione “politica” ma di
democrazia e sicurezza sociale.