Una canzone anti-Putin, intonata nella chiesa del Redentore di Mosca, proprio quella in cui il presidente-Zar ama assistere alle messe di Natale e Pasqua. Per questo Maria Alekhina (24 anni), Yekaterina Samutsevich (29 anni) e Nadezhda Tolokonnikova (22 anni), meglio note con le Pussy Riot, punk band al femminile, sono state arrestate. Su di loro pende l’accusa di “vandalismo per motivi di odio religioso o di ostilità verso un gruppo sociale, pianificato da un gruppo organizzato”. Rischiano fino a 7 anni di carcere, secondo quanto previsto dall’art. 213.2 del codice penale. Il processo a loro carico si è aperto il 30 luglio e sta proseguendo nel pieno stile della giustizia russa: condizioni detentive disumane, torture incluse, e frodi giudiziarie. Le Pussy Riot, che già si erano esibite in varie perfomance contro Putin, sono dunque ree di aver espresso la propria opinione, facendo dell’arte una forma di protesta capace di arrivare a migliaia di persone. Mai vicenda giudiziaria aveva così coinvolto e spaccato il Paese. Le tre ragazze, due delle quali madri di bimbi piccoli, hanno anche chiesto scusa ai credenti, ma non è bastato. Sfidare i poteri forti di Russia, Putin e la chiesa ortodossa, seppur con una canzone, non è cosa da fare. Soprattutto in una nazione che da anni cerca di reprimere ogni forma di dissenso, meglio ancora se al femminile. E poi, proprio all’ombra del Cremlino, sono state da poco approvate le nuove leggi anti manifestazione e i bavagli al web. In difesa delle Pussy Riot si sono schierati un centinaio di artisti russi e star mondiali come i Red Hot Chili Peppers, Sting e Pete Townshend degli Who. In Italia gli Elio e le Storie tese sono stati la prima, e per ora unica, band ad avere manifestato sostegno alle tre moscovite. Sul sito del gruppo milanese si legge: “Gli Elio e le Storie Tese ammirano e sostengono le colleghe Maria Alekhina, Nadezhda Tolokonnikova e Yekaterina Samutsevich del complesso Pussy Riot, arrestate, attualmente detenute, sottoposte ad angherie e soprusi e mandate a processo dal regime del karateka fascistone Putin per avere cantato una canzone satirica sul karateka fascistone Putin”.
Amnesty International, intanto, ha lanciato sul proprio sito un appello al capo della Procura di Mosca per chiedere la scarcerazione immediata delle ragazze. Anche il premier inglese David Cameron avrebbe parlato del caso con Putin, accorso a Londra per assistere alla finale olimpica del Judo, il suo sport prediletto. Sarà anche in questo processo che il presidente russo si giocherà parte della sua popolarità. Dovrà decidere se virare verso una politica più tollerante o se continuare sulla strada della repressione. Per ora sembra prevalere la seconda ipotesi.