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Chiediamo alla Rai: chi paga per Marino?

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Gaetano Marino, il camorrista ammazzato a Terracina, era apparso in tv nell’inverno del 2010 durante una trasmissione ospitata da Rai 2. In quella occasione la figlia aveva dedicato una commossa lettera ed una canzone al babbo, presente in sala e lungamente inquadrato, quasi fosse uno spot per uno dei tanti premi “Bontà”. Peccato che il Marino fosse già noto alle cronache giudiziarie e non certo come comparsa. Quello “singolare esibizione” fu segnalata prima dal Giornale di Napoli, poi da Roberto Saviano e poi da Articolo 21 che chiese una risposta formale ai vertici di allora della Rai.

L’unico che ebbe la dignità e la educazione di rispondere fu l’allora direttore di Rai 2, Massimo Liofredi, che ricordò di essersi “limitato” alla messa in onda perchè quel programma era stato voluto, suggerito, realizzato tutto in appalto esterno e consegnato chiavi in mano a Rai 2.

Il giornalista che lo aveva proposto e seguito, Fabrizio Cerqua, è deceduto qualche mese fa. Dopo i fatti di ieri ci sembra doveroso continuare a porre le domande di allora ai nuovi vertici.

Chi volle quel programma, dal momento che il direttore di Rai 2 non lo aveva chiesto nè suggerito?
Chi ha suggerito ai conduttori il nome della figlia del boss e chi ha inserito nella scaletta del programma il duetto con il camorrista?
Chi doveva esercitare la funzione di controllo o forse non è stata esercitata perché quel programma era stato “sponsorizzato” da qualche potente Rai di allora e magari anche di oggi?

Queste domande, soprattutto l’ultima, non possono restare, ancora una volta, senza risposta. Chi ha sbagliato deve essere individuato, senza compiacenze di alcun tipo.
Naturalmente sarà anche il caso di dare uno sguardo alla lista degli appaltatori, alcuni dei quali sono in quell’elenco da una vita, e forse non hanno piû i requisiti minimi necessari, a partire da quelli etici…
Se i vertici della Rai, dovessero decideredi impugnare la ramazza e di avviare le pulizie, avrebbero non solo il nostro consenso, ma anche quello di migliaia di donne e di uomini perbene che lavorano alla Rai e che sono stufi di portare sul groppone parassiti, incapaci, camorristi e amici degli amici.

* Pubblicato su Blitz Quotidiano


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