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Quando il boss va in Tv

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C’è voluto l’omicidio del protagonista, come negli sceneggiati di bassa qualità,per fare emergere una delle vergogne nazionali, passata inosservata due anni fa. E sarebbe restata tale, cioè invisibile  ai più e con il suo inquietante carico di pericolosa infiltrazione camorrista  nonostante Roberto Saviano l’avesse denunciata   su Facebook nel febbraio scorso (con relativa quanto inascoltata  richiesta di chiarimenti di Articolo21),  se il capoclan Gaetano “McKay” Marino non fosse stato ammazzato in riva al mare, a Terracina, ieri, 23 agosto. 

Esecuzione eclatante, in mezzo ai bagnanti,per un boss  vissuto sempre, per sua scelta, sotto i riflettori della pseudo cultura camorrista fatta di visibilità violenta ed arrogante: perché Marino non era solo un boss dei cosiddetti scissionisti della camorra, per altro considerato un ambasciatore della camorra presso le altre mafie, come quella albanese, per il controllo dei traffici illeciti, dello spaccio di droga e della prostituzione. Marino era un individuo “dell’apparenza e dell’effimero” camorrista; già il suo soprannome di famiglia, quel McKay, era stato scelto dagli affiliati per compiacere il padre,che somigliava (dicono…) al capo famiglia dell’omonima serie televisiva western di anni fa. E nonostante la mutilazione delle due mani dovuta allo scoppio di una bomba a mano incautamente maneggiata dal boss quando era giovanotto di pessime speranze, Marino amava farsi vedere  nei quartieri dove spadroneggiava per dimostrare forza e apparenza.  Ma anche per imporre la sua “sceneggiata”,napoletana, i suoi idoli neo-melodici ,contagiando i giovani dei quartieri e cercando di costruire sulla canzone i sentimenti del potere per diritto di pistola e di droga,della legge camorrista al di fuori e,dicono i boss, più forte della Legge dello Stato.

Mani di legno e terrore per gli avversari o per chi sgarrava; omicidi e tv. La passione del boss Marino per “musica e famiglia” aveva trovato complici ben organizzati e nel sistema televisivo italiano: sino ad approdare in RAI.

E’ questo la vergogna nazionale: il 29 dicembre del 2010 su RAI2 , è andata in onda una trasmissione canora,titolata “Canzoni e sfide”. Siamo alla vigilia di Capodanno, nella ‘melassa’  televisiva  post natalizia, c’è posto anche per una trasmissione di buoni sentimenti verso la famiglia italiana più classica. Ad un certo punto la conduttrice televisiva, volto noto di RAI2, annuncia la canzone di una  bambina,Mary, invitata a cantare un brano che è un inno a suo padre. ‘Tu sei il padre più bello del mondo che non cambierei’. Niente di strano se  quel padre in questione non fosse il boss camorrista Gaetano Marino, e se quello stesso padre non fosse seduto in prima fila tra gli ospiti di riguardo,  inquadrato con gli occhi commossi,anche se spremuti per esigenze di comparsata televisiva.

E’ Roberto Saviano a porsi le domande e scrive il 10 febbraio del 2012  su Facebook: “Naturalmente a stupire non è che una bambina ami suo padre e voglia dedicargli una canzone. Non stupisce nemmeno che la figlia e nipote dell’aristocrazia del narcotraffico italiano, vada in televisione – in Rai – a cantare una canzone per suo padre. Per una figlia, per una bambina, un padre anche quando camorrista è soltanto un padre. Su tutto questo, si potrebbe sorvolare e superare l’imbarazzo. Ma alla fine dell’esibizione Lorena Bianchetti le si avvicina e le dice: ‘È bellissimo questo brano’ poi continua, ‘Ti va di fare una sorpresa a papà? Ti va di dargli un bacino? Dov’è… signor papà, c’è Mary che vorrebbe darle un bacino’. E lì, in prima fila, ecco Gaetano Marino (ripreso senza inquadrare le mani di legno) che dà un bacio a sua figlia. Incredibile. Mi domando, perché questo omaggio? Perché il Politeama di Catanzaro ha tenuto Gaetano Marino come ospite d’onore in prima fila. Perché la RAI ha messo in scena questa celebrazione? Il mondo degli appalti che riguardano lo spettacolo è da sempre infiltrato. Catering, palchi, concerti, teatri. Maurizio Prestieri, boss del Rione Monterosa e ora collaboratore di giustizia, conosce sin nel dettaglio questi meccanismi. Prima o poi si riuscirà a svelare i legami tra mafie, televisioni, musica e spettacolo”.

Saviano poi continua il suo racconto, denunciando quanto poi accaduto in seguito e cioè che quella bambina, cresciuta, ha continuato la sua carriera canora diventando una delle cantanti neomelodiche della sottocultura canora  napoletana… Ma alle sue domande nessuno ha risposto.

Alla sua denuncia, noi vogliamo aggiungere che vogliamo ancora stupirci ed indignarci se un boss camorrista va in televisione su un canale del Servizio Pubblico italiano per fare la bella figura di padre appassionato della figlia cantante che lo ritiene “il padre più bello del mondo che non cambierei”, proprio mentre il mondo della Cultura e dell’impegno Antimafia italiano è in prima linea per portare valori veri, alternativi a quelli camorristi e mafiosi,per  far uscire i giovani proprio da quella stessa sottocultura mafiosa che alimenta  le famiglie e le bande della criminalità organizzata. Quel mondo fatto da migliaia di giovani e persone impegnate nella scuola come nella Cultura che ogni giorno si batte perché proprio i figli  delle famiglie più a rischio, più disagiate, compreso i figli dei boss, escano da quella mentalità del “rispetto” e dell’”onore”,della violenza e dei vincoli di sangue che alimentano camorra, ‘ndrangheta e mafie varie.

Non può essere considerato un semplice ‘scivolone’,il fatto che un tale boss della camorra  vada in televisione a lacrimare per la figlia che gli dedica una canzone. Quella trasmissione era stata realizzata dalla Rai o comprata a “pacchetto chiuso” come avviene spesso? Chi erano i realizzatori? Chi doveva  impedire che un boss della camorra e del narcotraffico andasse a far bella figura in Tv davanti a milioni di persone,alla vigilia di Capodanno? Perché i vertici televisivi di allora non hanno risposto alle domande di Saviano?

Alla RAI ora sia Articolo21 che Libera Informazione chiedono una inchiesta interna per far luce su quell’episodio,proprio perché, alla luce anche del rinnovamento annunciato  giustamente dai nuovi vertici aziendali,dal presidente Tarantola e dal Direttore Generale,Gubitosi,  si tagli alla radice ogni possibilità di ripetere un episodio (speriamo un errore…)  del genere. Cominciando a far pulizia nel sottobosco del mondo degli appalti e dello spettacolo televisivo, così da impedire che lavorino per la RAI organizzatori, appaltatori, servizi di catering o di forniture  tecniche, che siano anche lontanamente  legate con le mafie e la criminalità organizzata.

Né per  rapporti familiari, né per rapporti economici: la pulizia ed il rinnovamento televisivo, la nuova stagione della RAI, cominciano anche da questo.


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