Fiorella Mannoia, Luisa Ranieri, Ottavia Piccolo, Mariella Nava, Corrado Guzzanti, Stefano Bollani, Massimo Ghini, Giulio Scarpati, Andrea Salerno… In tanti nel modo dello spettacolo, hanno aderito all’appello lanciato da Articolo21 affinché dal mondo dello spettacolo si levi una voce a sostegno delle cantanti del gruppo “Pussy Riot”, arrestate per le loro canzoni antiPutin.
“Chi si oppone ai bavagli italiani – scrivono nell’appello Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti, direttore e portavoce di Articolo21 – non può restare in silenzio di fronte al “bavaglio” russo e al rischio che siano lasciate in carcere alcune componenti del gruppo rock antiputiniano Pussy Riot. Non si tratta di un caso isolato, perchè altri oppositori ed altri musicisti rischiano la stessa sorte, esattamente come accadeva durante il regime sovietico. Per queste ragioni abbiamo deciso non solo di aderire a l’appello lanciato da Amnesty International, ma anche di chiedere a tutti gli artisti italiani (come hanno già fatto Elio e le storie Tese) di aderire e di portarlo a conoscenza di tutti i loro spettatori durante le prossime esibizioni”.
Anche il direttore di Raitre Antonio Di Bella ha aderito all’appello: “La difesa della libertà di espressione non può conoscere frontiere”.
“Che schifo” sottolinea l’attore Massimo Ghini ad Articolo21. “Provo solo schifo per l’ennesima violenza contro la democrazia che dimostra ancora una volta che Putin vive e agisce come un dittatore”.
“Nel 2012 ancora una volta, alcune zone politiche del mondo mostrano di essere antiche dentro. Assurdo, nell’era della comunicazione, non poter avere libertà di idee e di espressione. E qui si aggiunge la gravità di imbavagliare quanto di più libero dovrebbe esistere: la musica, l’arte!” Questo il commento della cantante Mariella Nava ad Articolo21.
“Anche nel caso del processo alle Pussy Riot si ha l’impressione di arrivare tardi con gli appelli: l’accusa – commenta ad Articolo21 l’attrice Ottavia Piccolo – ha già chiesto tre anni per le artiste russe ree di aver dileggiato Vladimir Putin e, soprattutto, di aver irritato la chiesa ortodossa. E la sentenza è attesa per il 17 agosto”. ”Facciamo finta – prosegue la Piccolo -di essere ancora in tempo per modificare le cose: se non potremo incidere su questa sentenza, mettiamo lì un mattone di dissenso per le prossime. Il vizio, non solo russo, di voler imbavagliare le voci critiche anche nel campo più libero, quello dell’espressione artistica, è duro a morire e solo testimoniando sempre per la libertà contribuiremo alla diffusione della democrazia”.
“Ma con la caduta del muro di Berlino – si domanda ironicamente Fiorella Mannoia – non si era chiusa l’era dell’Unione Sovietica comunista e repressiva? Ma Putin, non è il capo di stato della nuova Russia liberale e democratica con cui tutti negoziano? Qualcosa non torna – prosegue la Mannoia – qualcuno ci ha preso in girose stiamo qui a dare appoggio a un gruppo rock per impedire che venga arrestato solo per ave espresso le sue idee, come ai tempi di Stalin. Che tristezza!”