Palermo rinasce tra il caffè e lo zen

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Palermo ci accoglie con il volto di Giacomo Moscato, presidente della cooperativa affidataria della torrefazione Iti srl, confiscata nel 2010 alla famiglia Graviano. Ha raccolto la sfida di rilanciare un’azienda per produrre del buon caffè e restando sul mercato in modo legale, nonostante le infinite difficoltà amministrative, burocratiche e le ripetute intimidazioni.
“Il problema non è tanto la pressione che subisco in prima persona – racconta – quella c’è, ma l’avevo messa in conto. La cosa più difficile è fare fronte alle difficoltà senza sentirsi costantemente supportati dalle istituzioni”.
Questa storia di riscatto, infatti, è costellata dalla presenza di istituzioni in primo piano contro la lotta alla mafia- dalla magistratura all’agenzia nazionale per i beni confiscati, fino allo sportello antiracket della Confcommercio di Palermo- eppure Giacomo si ritrova a passare le sue giornate in tribunale, a combattere non soltanto contro chi vorrebbe far fallire l’azienda e riprendersi tutto, ma anche contro malfunzionamenti, rigidità, complicazioni. E’ troppo difficile ottenere prestiti in banca e si deve far fronte alla perdita di commesse da parte di alcuni clienti importanti che non gradiscono i nuovi arrivati. Eppure la storia di Giacomo è anche quella dei ragazzi che oggi lavorano con lui e che prima lavoravano nell’azienda intestata ai prestanome dei Graviano. Che hanno scelto di restare, di mettere la loro competenza e professionalità a disposizione della legalità.
“Assegnare un’azienda confiscata a una cooperativa, sostenerla all’inizio per poi consentirle di camminare sulle proprie gambe, offrire occupazione e sviluppo sul territorio è la vera rivoluzione culturale. Perché si comincia a dimostrare che fare impresa legale conviene” afferma Filippo Parrino, presidente Legacoop Palermo.
Dopo un buon caffè, andiamo allo Zen due, a conoscere l’esperienza dell’associazione di volontariato “Laboratorio Zen Insieme”, che esiste dagli anni ’80 e che ora si cerca di rilanciare grazie all’impegno di un gruppo di giovani e della neo presidente, Mariangela Di Gangi. Tra attività di asilo nido, doposcuola, teatro, musica e una sartoria che confeziona borse gestita dalle donne del quartiere, il Laboratorio si impegna per il riscatto e la dignità di una delle zone più difficili di Palermo.
Lo spazio gestito dall’associazione si trova in uno dei padiglioni di questo quartiere che sulle mappe non esiste: occupato abusivamente prima di essere inaugurato, non ha mai trovato modo di farsi inserire nel piano regolatore e di riportare alla legalità gli allacci abusivi di acqua, luce e gas.
Tra i padiglioni di palazzi ocra, spazi aperti invasi dalla spazzatura. Qui la povertà e le condizioni di vita picchiano duro, soprattutto sui tantissimi minori. La dispersione scolastica è altissima e tra le attività del Laboratorio Zen Insieme c’è il recupero scolastico, per accompagnare i ragazzi che non hanno preso la licenza media fino all’esame da privatisti.
Giusi, 25 anni, nata e cresciuta in uno dei padiglioni dello Zen due, è stata utente ed è ora operatrice del Laboratorio. Si occupa del doposcuola e delle attività ricreative e intanto studia scienze della formazione all’università. I bambini che incontriamo le corrono incontro audaci per farsi salutare e prendersi un bacio. Giusi racconta speranze e difficoltà del lavoro di accompagnare la loro crescita. A parlarci della sartoria, invece, c’è Carmela, circa cinquant’anni. In uno splendido confronto generazionale, Carmela racconta le reazioni degli uomini del quartiere alle prime attività delle donne dello Zen. La giovane presidente dell’associazione, Mariangela, invece ci parla di futuro e speranza. Dei progetti che sta definendo nel corso dell’estate per permettere al Laboratorio di camminare saldo sulle sue gambe, per poter offrire sempre di più e sempre meglio tra questi padiglioni dove c’è molto, molto da fare.


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