È dal 2009 che si tenta invano di mettere in funzione il Sistri, sistema informatico della tracciabilità dei rifiuti, fino ad arrivare ad abolirlo definitivamente. Il 12 agosto scorso, infatti, è stata approvata all’unanimità la proposta di Calderoli, ministro per la Semplificazione, affermando dopo tre anni di prove di avviamento del progetto, che il sistema non piace alle aziende. In realtà il Sistri non ha trovato consensi perché dopo che 325.000 imprenditori hanno versato un totale di 70 milioni si sono ritrovati a fare i conti con la perdita frequente del segnale gps, con l’incompatibilità tra le chiavette usb e i computer, con le batterie dei camion scaricate a causa dell’installazione delle centraline black box, e con una montagna di denaro speso per formare e poi aggiornare il personale.
Durante una click day, una giornata di prova, i giornalisti de “La nuova ecologia”, testata di Legambiente, hanno visitato con una telecamera alcune aziende della Campania, fra queste la Società di Recupero imballaggi di Gricignano d’Aversa, dove il 10 gennaio di quest’anno si è effettuato un test per appurare l’efficienza del Sistri. Durante le procedure che sostituiscono i vecchi moduli cartacei come il Formulario di identificazione dei rifiuti, il Registro di carico e scarico e il Modello unico di dichiarazione ambientale, ci si è trovati di fronte ad una serie di ritardi durante la registrazione telematica, di problemi sulla notifica delle mail infine il sistema non consentiva la chiusura della pratica. La telefonata al call center messo a disposizione dalla Selex Service, società della Finmeccanica, appaltatrice del progetto quindi incaricata di installare 600.000 dispositivi elettronici, distribuire 500.000 chiavette usb, impiantare 90.000 black box nonchè monitorare 500 siti di smaltimento, non ha dato risposte esaustive alle difficoltà tecniche, l’operatore ha invitato l’addetto a rileggere con maggiore attenzione le istruzioni del funzionamento del software.
Ora che il Sistri è stato abolito dopo nove sospensioni sono molti a rimanere delusi, fra questi la Prestigiacomo, ex ministro dell’Ambiente, che ha dimostrato il suo evidente rammarico dinanzi ad un progetto fortemente voluto dal precedente governo e decantato per l’efficacia con la quale avrebbe combattuto l’ecomafie nonché il traffico illegale dei rifiuti tra cui quelli tossici. Evidente disappunto lo hanno manifestato anche le imprese perchè attraverso il Sistri avrebbero vinto la concorrenza sleale, ma anche per il denaro versato per l’iscrizione al progetto. Ecco perché il Codacons ha avviato delle richieste di risarcimento per gli operatori così come la Federtrasporti ha provveduto ad organizzare un’azione legale in difesa della categoria. La Selex, inoltre, ha chiesto la cassa integrazione per tutti i dipendenti che sarà sostenuta dalla Cig per le prime 13 settimane.
Di questo ulteriore scandalo tutto italiano rimane l’amaro in bocca di fronte allo sfacelo delle garanzie che prometteva un sistema come il Sistri in grado di semplificare le manuali procedure di registrazione con un innovativo metodo sostitutivo e che si è rivelato un vero e proprio disastro tecnologico, di ridurre i costi delle imprese ma che in realtà sono aumentati senza alcun beneficio, e in quanto alla maggiore trasparenza e prevenzione sulla tracciabilità dei rifiuti quindi la lotta all’illegalità durante il flusso in entrata e in uscita degli autoveicoli nelle discariche è rimasto un lasciapassare a tutti coloro che hanno sempre trafficato la merce tossica, pericolosa, inquinante, senza particolari controlli. Con l’abolizione del sistema si chiude uno spiraglio di cambiamento che avrebbe potuto combattere concretamente uno dei problemi più gravi che colpisce il Paese invece sembra che tutto sia rimasto come prima.