Difficile pensare ai misteri della lingua, più facile pensare ai misteri della fede.
E’ accaduto infatti che ieri, in occasione del vibrante discorso del presidente egiziano, Muhammad Morsi, che durante il summit dei Non Allineati in corso a Tehran ha veementemente criticato Bashar al-Assad e definito un dovere morale sostenere gli insorti, la tv iraniana abbia trasmesso in diretta anche il suo intervento. E’ il frutto del rinnovato interesse di Tehran nei confronti dell’Egitto e dei Fratelli Musulmani? Certo che sì. Ma è accaduto che gli iraniani che hanno seguito il discorso di Morsi in tv si siano fatti un’idea diversa del suo intervento rispetto al resto del mondo e agli stessi delegati: infatti il traduttore simultaneista non ha capito bene ed ha capovolto il senso del discorso del leader egiziano, rendendolo un inno in favore di Assad.
Ovvio che le telecamere non abbiano ripreso la delegazione siriana che in segno di protesta abbandonava i lavori.
La consolazione, per molti “osservatori di orientamento pacifista”, è stata evidente: il pubblico iraniano si è risparmiato l’amara scoperta che anche Morsi è “un servo della Cia e di Israele”.
Il vecchio quietismo sciita applicato alle relazioni internazionali.