di Nadia Redoglia
Le sagre della cucina paesana sono piacevole folclore italiano nonché eccellenti testimoni d’una delle svariate arti per le quali il nostro Paese può inorgoglirsi. In Irpinia (Pratola Serra), per esempio, ci sta quella della polpetta cui ha ritenuto partecipare perfino il vice presidente regionale in compagnia dello zio. Di cognome fanno De Mita, rispettivamente Giuseppe e Ciriaco. Come tali, evidentemente, si sentono eccellenti testimoni d’arte squisitamente italica ancora molto quotata: la sagra della poltrona. Da qui l’arrogarsi il parcheggio dell’auto blu con cui giunsero alle polpette, in sosta vietata (pare peraltro privilegio “usurpato” in quanto il trattamento da auto blu è solo riservato al presidente non al suo vice e, quanto al Ciriaco onorevole, da mo’ non gli spetta più). Al divieto di parcheggio fatto loro osservare dalla vigile, non potendo risponderle “lei non sa chi siamo noi” perché la vigile ormai li aveva sgamati, è giunta lagnanza verbale al primo cittadino del suolo delle polpette che, tanto per gradire, ha deciso di fare ingoiare quella avvelenata alla (assai vigile) poliziotta municipale che ora è sottoposta a procedimento disciplinare. Il tutto potrebbe essere materia per una fiction anni 60/70 alla Sordi/Tognazzi, invece è polpa, anzi polpetta, dei giorni nostri.