“La mia preoccupazione principale riguarda la legge sulle intercettazioni, il disegno di legge Alfano, già approvato da uno dei due rami del Parlamento, che a mio avviso costituisce un rischio nell’azione anti-mafia e contro la criminalità organizzata ma anche nella libertà di stampa.” Così Antonio Ingroia intervistato da Rainews dopo le sue dichiarazioni a Klauscondicio riprese da alcuni giornali come una polemica aperta con il presidente del consiglio Monti. Il Presidente del Consiglio aveva parlato di abusi nella vicenda delle intercettazioni che hanno coinvolto il Quirinale nell’ambito della trattativa Stato mafia e della necessità di metter mano alla riforma di questo strumento di indagine. Ingroia cita anche l’intervento di Gustavo Zagrebelsky (Presidente emerito della Corte Costituzionale) su Repubblica sostenendo che per lui ha chiarito che la Procura di Palermo nelle intercettazioni ha agito secondo la legge.
Ai microfoni di Rainews24 Ingroia ha risposto a una domanda di Mario Forenza sul rischio di essere lasciato solo e delegittimato: ha parlato del rischio di isolamento istituzionale citando il caso di Dalla Chiesa e di Falcone e Borsellino come emblematici, “Non siamo soli-dice Ingroia-ma siamo stati al centro di una campagna intentata da parte del mondo politico e mediatico e non c’è stata abbastanza fiducia nei nostri confronti- ma soli non siamo ci sono moltissimi italiani dentro e fuori le istituzioni che condividono come obiettivo l’accertamento della verità”.
Quanto al suo incarico Onu in Guatemala Ingroia dice che aveva già deciso di accettare l’incarico internazionale prima della vicenda sulle intercettazioni al Colle anzi i fatti lo hanno indotto se mai a ritardare l’inizio della sua missione nel paese centramericano.
Ingroia non nasconde però che una componente di amarezza e delusione ci sia ad oggi nella sua scelta di lasciare la Procura di Palermo, una scelta legata alla sensazione che l’Italia non abbia risolto il suo rapporto con la verità “Non si è fatto di tutto -dice Ingroia- perchè si cercasse la verità sui più grandi misteri italiani. Ingroia è però convinto che il suo ruolo di pm a Palermo sia arrivato alla fine di un ciclo “Occorre un colpo di reni e che la politica faccia la sua parte come lo stesso premier Monti (il giorno della commemorazione di Capaci, ndr) ha ribadito: la verità a tutti i costi deve essere l’obiettivo di tutti.
“Il nostro paese non sarà mai una democrazia completa piena e matura -conclude il procuratore aggiunto di Palermo – finchè non conquisterà tutta la verità sui fatti più bui della sua storia.”
Le dichiarazioni a Klauscondicio
Ho apprezzato le dichiarazioni del premier Monti quando, in occasione della commemorazione di Capaci, ha sostenuto che l’unica ragion di Stato e’ quella dell’accertamento della verita’. Non condivido invece le ultime rilasciate dal nostro presidente del Consiglio sull’operato della procura di Palermo, ma ovviamente ognuno ha il diritto di sostenere le proprie opinioni”. Ad affermarlo e’ il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia. Il premier aveva ritenuto un grave abuso l’ascolto delle conversazioni di Napolitano con l’ex ministro Mancino da parte dei pm palermitani.
“Sullo specifico tema delle intercettazioni – ha aggiunto Ingroia – ribadisco forte preoccupazione qualora si dovesse rimettere in moto il progetto di legge dell’ex ministro Alfano, in parte approvato dal parlamento, perche’ comporterebbe una grave limitazione agli strumenti di contrasto alla criminalita’ organizzata”.
“Piu’ in generale – sottolinea Ingroia – non posso non osservare che questi anni sono stati teatro di reciproche accuse e invasioni di campo. Io credo pero’ che da parte nostra, della magistratura, non ci siano mai stati sconfinamenti; semmai ci sono stati da parte della politica. Detto questo: mi auguro che al piu’ presto possibile si stabilisca un clima di maggiore collaborazione istituzionale”.