di Nicola Mirenzi
Dovremmo trovare il modo di vergognarci per quello che i paesi occidentali (non) stanno facendo per l’Iran. Dove ieri c’è stato un terremoto fortissimo e nessuno dei nostri presunti leader ha trovato le parole per offrire un aiuto. Le notizie che si hanno al momento dicono che ci sono almeno 250 morti e più di 2000 feriti. I dati diffusi dai media ufficiali iraniani sono già terribili di per sé (il terremoto dell’Aquila, tanto per avere un’idea, uccise 306 persone e ne ferì 1600) ma purtroppo sono destinati a crescere ancora.
Quando il sisma colpì L’Aquila, il presidente americano Barack Obama chiamò l’allora primo ministro Silvio Berlusconi per offrire l’aiuto dell’America. Come fecero altri capi di stato. Niente di tutto ciò è ancora avvenuto per l’Iran — che pure ne avrebbe molto più bisogno di quanto ne potesse avere l’Italia nel 2009. L’Iran è un paese povero. E lì le operazioni di soccorso non sono all’avanguardia come sono quelle dei paesi europei come il nostro.
Non è difficile immaginare che molte vite potrebbero essere salvate se qualcuno desse loro la mano a recuperarle, a scavare nelle macerie e desse loro un minimo di assistenza.
Nelle ore trascorse ho letto soltanto dell’offerta di aiuto da parte della Turchia, che certo non vive un momento di relazioni felici con il governo iraniano.
In un quadro del genere bisogna dare atto a papa Benedetto XVI di averne parlato, ieri all’Angelus. Il papa ha invocato che a quelle popolazioni non manchi il nostro sostegno. Parole che, mi sembra, sono rimaste inascoltate.
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