Ci sono voluti oltre 10 anni e l’intervento di un Tribunale ma alla fine lo scrittore ha avuto la meglio sulla censura. Il caso nello specifico è quello di Carlo Manfio, storico ed esperto di storia del teatro che aveva visto “cestinare” senza troppi complimenti, un volume di storia del teatro veneto nel trentennio 1970/2000 commissionatogli da Arteven l’ associazione pubblica che sovraintende all’ attività teatrale nella Regione Veneto. Motivo della “censura”?
Manfio si era soffermato un po’ troppo sulle critiche che, nel corso degli anni ottanta erano apparse sulla stampa con riguardo alla politica della Regione Veneto in materia di teatro e che riguardavano i governi a guida democristiana di allora addebitandole specifici comportamenti peraltro mai smentiti all’epoca dei fatti, e questo ai dirigenti regionali non era andato molto a genio.
Morale: il finanziamento regionale per la pubblicazione del volume sarebbe stato erogato solo se quelle parti fossero state tagliate.
Nonostante il diktat regionale, supinamente accettato da Arteven, Manfio rifiuta di autocensurarsi e la sua opera va a finire in un cassetto mentre il mondo del teatro si mobilita: parte una raccolta firme, che vede tra i nomi quelli di Marco Paolini, Giorgio Albertazzi, Moni Ovadia, petizione sottoscritta anche da Articolo21.
La battuta finale arriva tuttavia in tribunale, dalla sentenza d’appello depositata nel marzo di quest’anno che da definitivamente ragione all’autore: Manfio ha adempiuto correttamente al suo contratto, Arteven dunque deve fare altrettanto procedendo alla pubblicazione dell’opera, quale parte integrante del compenso e risarcire Manfio delle spese processuali.
Come dire… con i bavagli non si scherza…