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Beslan, chi si ricorda della strage?

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Guardando le numerose foto diffuse sul web della strage di Beslan, piccolo universo dell’Ossezia del Nord sconosciuto a molti, vieni assalito – d’istinto – da un senso di nausea misto a rabbia e dolore. Il dolore che tutti, in realtà, dovrebbero provare di fronte ad un massacro che non ha ancora un perché, a distanza di otto anni. Perché un commando di terroristi di cui facevano parte fondamentalisti islamici e separatisti ceceni non si fece scrupoli di condannare a morte bambini innocenti?
Perché, per tre giorni consecutivi, quei criminali fecero in modo che i piccoli che si preparavano ad affacciarsi alla vita, accompagnati da ogni componente del nucleo familiare, com’è tradizione in Russia, venissero sacrificati in nome del loro dio (quale dio poi, possa accettare di togliere la vita a 186 bambini, non è dato sapere). Ma quel che, paradossalmente, indigna forse ancora di più è l’indifferenza. Quella della politica, non solo russa, ma internazionale, che continua a tacere e contribuisce a far dimenticare ciò che non deve essere dimenticato. Ma anche quella della stampa e della gente comune, per cui è più facile voltarsi dall’altra parte. E così accade che a fare memoria sia un attore che dei bambini morti a Beslan non si dimentica da otto lunghi anni. Ferdinando Maddaloni (nella foto con i bambini di Beslan), classe 1966, apprezzato esponente di quel teatro civile di cui si parla sempre meno in Italia, ha organizzato – insieme a Carmen Femiano – per lunedì 3 settembre a Napoli il primo flash mob per ricordare le 336 vittime del massacro che fu compiuto nella palestra della scuola numero 1 della cittadina osseta tra il primo e il 3 settembre 2004. Un tragico evento di cui gli stessi mass media, salvo rare eccezioni come Articolo 21, ma anche quotidiani locali come Repubblica, Il Mattino e il Corriere del Mezzogiorno, sembrano non essere interessati. Certo lo scoop, si sa, è la priorità per chi fa il nostro mestiere. E a cosa serve, dunque, ricordare una strage che scatena ancora una stretta al cuore (e allo stomaco) se guardi le immagini di bambini in mutandine sporchi di sangue e con le lacrime che gli rigano il volto impallidito dalla paura, corpi carbonizzati e gettati sul pavimento come fosse carne da macello, neonati con il sederino scoperto portati in salvo dagli adulti?. «La gente vuole ridere, divertirsi, non annoiarsi con questi temi. Temi che pochi tentano di portare su un palcoscenico – afferma Maddaloni – . Dov’è dunque la notizia se si parla di Anna Politkovskaja o dell’11 settembre e delle Torri gemelle? Argomenti tabù sui quali, invece, ciascuno di noi dovrebbe interrogarsi per risvegliare la coscienza civile. Coscienze sopite, addormentate davanti ad un computer o alla televisione a causa di un sonnifero chiamato indifferenza. Coscienze assuefatte alla morte e agli orrori, che grideranno vendetta solo quando toccherà a loro essere colpite negli affetti più cari». L’unica commemorazione che si svolgerà in Italia per la strage di Beslan sarà a Napoli lunedì 3 settembre, alle 11.04, davanti alla sede della libreria Treves in piazza del Plebiscito, dove saranno lanciati in cielo palloncini bianchi per ricordare le vittime, in contemporanea con quanto avverrà nel piccolo villaggio russo. In piazza ci saranno, si spera, cittadini e gente comune che colgano il valore della memoria. Quella che non deve far rimuovere dalle coscienze e dalla mente le immagini di quei bambini lordi di sangue.


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