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Assange, l’inversione dell’onere della prova e la caccia alle streghe

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Che strano questo nuovo secolo, così attraversato da scosse di terrorismo ed afflati di democrazie, tutt’e due, ahimè (… provocatorio!), il più delle volte presunti. Da una parte la ricerca senza alcun limite, in tutti i sensi, di un male endemico, strisciante e che si annida anche vicino casa tua, dall’altra una democrazia come stereotipo pre-costruito, da diffondere ad ogni costo, anche sulla punta delle baionette.

Di secondo piano che i luoghi dove avviene il trapianto di democrazie per il contrasto del terrorismo, siano luoghi ad alto interesse economico, politico o strategico militare, vale la diffusione dell’alto profilo di liberatori dall’oppressione, il resto mancia!
Nei paesi esportatori, questa democrazia è sempre più somministrata dall’alto, con costrizioni e restrizioni, per il bene dell’individuo. Archiviazioni e monitoraggi elettronici, sempre più frequenti e sempre più violanti la privacy dell’individuo, vengono immolati sull’altare del bene della comunità. Archiviazioni di immagini, impronte digitali, DNA, ci rendono sempre più sospetti a prescindere, sempre più colpevoli sino a prova del contrario.
Andrebbe tutto bene (…intendo per il potere costituito!) se non esistesse internet, anarchica per nascita tecnica, con la sua parità e neutralità di partenza, che rende l’individuo consumatore ed artefice d’informazione con tutti i pro ed i contro del caso.
Un agorà mondiale che non è fermata dallle frontiere né dai governi, anche quelli meno eleganti nel filtraggio dell’informazione.
Questa fame di notizie e bisogno di darne, aiutati da una tecnologia sempre meno costosa, sta scardinando e rivoluzionando anche i sistemi consolidati dei media tradizionali, giornali, radio e televisioni, rendendo tutti di fatto, produttori di informazioni. Casi sconcertanti in alcuni nuovi media, quali blog e social network, che le notizie arrivino molto più velocemente delle agenzie stampa. A riduzione di ciò, si assiste anche alla diffusione di cattivo giornalismo, in cui, per arrivare tra primi a diffondere la notizia, si riprendano informazioni non verificate e diffuse ad arte da qualche buontempone o in malafede.
Il sistema rende e consente all’individuo, la ricerca ed il confronto dell’informazione, rendendolo sempre meno oggetto e bersaglio di notizie “ad hoc”.
In questo contesto, diventa sempre più difficile per un potere eletto democraticamente, poter gestire ed addomesticare l’informazione. Sempre più cittadini, e sempre più in tempo reale, vogliono conoscere come la propria delega ad amministrare la cosa pubblica, venga utilizzata.
In questa fame di informazioni nasce Wikileaks, portale che diffonde notizie ed informazioni riservate e scomode, governative.

In breve tempo il suo creatore Assange, diventa di fatto un ricercato da paesi di grossa tradizione democratica.
In breve, gli USA, mesi fa, lo accusano di spionaggio per la divulgazione di un numero enorme di documenti, inerenti la Guerra in Iraq ed il carteggio tra il Dipartimento di Stato e le ambasciate americane in tutto il mondo. Assange, in Svezia per promuovere Wikileaks, viene accusato di stupro e perseguito giudiziariamente. Molto sospetta l’accusa , viste le frequentazioni dell’accusatrice (si dice, servizi segreti di diversi paesi, inclusi gli USA) .
Provvidenziale il viaggio a Londra (si dice che in Svezia fosse già pronta l’estradizione per gli USA) di Assange, dove arriva la richiesta di estradizione da parte del Governo svedese, per l’accusa di stupro. La battaglia processuale arriva sino all’alta corte inglese, dove qualche giorno fa la sentenza sancisce l’estradabilità di Assange in Svezia.
Assange al momento del verdetto si trova nella ambasciata equadoregna a Londra, ove gli viene riconosciuto lo status di rifugiato politico.
La reazione del governo inglese non si fa attendere: non verranno concessi salvacondotti per il fondatore di Wikileaks e c’è la riserva all’intervento della polizia per la cattura del latitante Assange.
La posizione del governo dell’Equador è ferma e sta trovando consensi nei governi dei paesi latino-americani.

Quello che salta all’occhio in questa situazione, è che paesi dalla democrazia antica e consolidata sempre più violino, direttamente o indirettamente, i diritti fondamentali dell’individuo, mentre paesi di democrazia recente siano molto attenti a tutelarli.
Se poi guardiamo l’insieme della situazione mondiale, sempre più interconnessa e globalizzata, ci accorgiamo che gli stessi paesi di democrazia antica e con rapporti di integrazione economico-militare sempre più intensi, siano gli stessi che in questo momento e da anni subiscano una crisi economica che arriva da scelte sbagliate in ambito politico a favore di potentati sovranazionali, e che le proprie economie subiscano un costante declino. Le nuove democrazie, invece, soprattutto quelle latino-americane, assistono ad una primavera e forte crescita economica, che non può essere avulsa dalle scelte politico-democratiche di questi paesi.
Entrando sempre più nel dettaglio le democrazie europee ed statunitense, si stanno sempre più consolidando “verso l’alto”, ovvero con scelte in cui lo status-quo del potere e di chi lo amministra, stanno diventando sempre più importanti, mentre la cittadinanza e l’individuo si riconoscono sempre meno in queste scelte, che penalizzano fortemente il quotidiano della comunità.
La possibilità di avere libera informazione e comunicazione per il cittadino e la comunità, in questo contesto in cui la sovranità, le libertà ed i diritti individuali sono sempre più ridotti, è internet con la sua neutralità, con i suoi pro e contro, ma soprattutto con la sua libertà. Il portale Wikileaks è figlio di tutto ciò!


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