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“Vogliamo sapere come mai i nostri aerei bombardano senza l’autorizzazione”

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Dopo 11 anni in Afghanistan, i nostri caccia entrano in azione insieme ai Mangusta sulle montagne di Farah. Parla La senatrice Amati (Pd) chiede risposte a Di Paola sugli Amx

Silvana Amati, senatrice del Pd, è membro della Commissione difesa del Senato. I suoi trascorsi pacifisti la obbligano se non altro a saperne di più su quei quattro caccia Amx del 51esimo stormo dell’Aeronautica che sganciano bombe a guida laser nella provincia di Farah, una regione dell’Afghanistan. Per questo ha presentato un’interrogazione in Commissione difesa pur sapendo che la sua è la missione più difficile da compiere in un parlamento che ha sempre appoggiato qualsiasi operazione militare. L’hanno sottoscritta i colleghi di partito Manuela Granaiola, Vincenzo Vita, Paolo Nerozzi, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

L’Italia è in guerra e il dramma è che non è nemmeno una novità.
Sembra che ci siano stati questi bombardamenti. E c’era stato detto che i nostri aerei avevano solo una funzione di ricognizione e di sorveglianza del territorio. Ho presentato un’interrogazione per conoscere i motivi per cui il ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola ha deciso un impegno militare così drastico senza avere un’esplicita autorizzazione dal Parlamento. L’ho fatto a scopo informativo, e naturalmente per censurare questa azione di guerra non autorizzata.

Su certi temi questo governo non ci sente. Non sembra ci siano molti margini di manovra anche per impedire l’acquisto dei cacciabombardieri F35, a 10 miliardi di euro.
La questione è complessa. Intanto, ci sono in ballo diversi posti di lavoro e non è una faccenda trascurabile. E’ altrettanto vero che un paese non può non dotarsi di strumenti di difesa, e che gli aerei Tornado ormai sono vecchi di quarant’anni, detto questo bisogna valutare di quali mezzi ha realmente bisogno il nostro sistema di difesa. E per farne cosa.

A parte questo esecutivo «tecnico», tutti i governi degli ultimi venti anni hanno sempre deciso di sostenere qualunque conflitto.
Sostanzialmente la visione della politica estera non è mai mutata in tutti questi anni, ma sempre ci sono stati gruppi e forze parlamentari che hanno avuto la possibilità di esprimere il dissenso. E comunque non possiamo non considerare che fino a poco fa avevamo Ignazio La Russa ministro della Difesa.

Non deve essere molto agevole essere nel Pd e battersi contro la guerra. Il suo partito non si è mai opposto a nessuna opzione militare.
Non è facile. Le nostre, infatti, sono voci assolutamente autonome, ma devo dire che col tempo le perplessità contro la guerra aumentano. Il problema è come riuscire a far sentire la propria voce di rappresenante parlamentare in un momento in cui il Parlamento gode di così scarsa fiducia. Io per anni mi sono dedicata ai temi della pace ed è chiaro che questa è stata una battaglia persa, ma sono comunque convinta che sia utile anche solo far sentire le ragioni di chi è contro la guerra.

Sì, ma le guerre uccidono, questa non è una sconfitta da poco.
Ma stando fuori dal Parlamento, fuori da tutto, si ottiene forse qualcosa? Non mi pare. Ho militato nel Pci e i più anziani mi hanno insegnato che bisogna starci sempre nei luoghi per esercitare il conflitto, anche solo come coscienza critica. So che il vento non sta cambiando e va sempre da un’altra parte, basta pensare a tutte le guerre che nemmeno vengono raccontate. E poi nel mondo non uccidono solo le guerre, basta un embargo per fa morire migliaia di persone.

Parlando dell’Afghanistan, Gino Strada dice che questa è una guerra sporca condotta dall’Italia in modo servile verso gli Stati Uniti.
Il peso degli alleati è sempre stato prioritario, ma io ho sempre pensato che fosse necessaria una riflessione profonda su questo conflitto, e non sono nemmeno convinta che per contare un paese debba essere presente nei teatri di guerra. Ma credo che non sia semplice tirarsi fuori da una guerra che è cominciata con il placet delle organizzazioni internazionali.

Fonte: www.ilmanifesto.it


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