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Salviamo Urbino, patrimonio dell’umanità

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Fate qualcosa, impegnatevi, scrivete a favore della povera Urbino, paradosso vivente dell’urbanistica italiana: negli anni ’60, grazie a due leggi speciali dello Stato e a successivi ingenti finanziamenti (sempre statali) ottenuti grazie alla campagna “Urbino crolla”… sostenuta da Paolo Volponi, Antonio e Camilla Cederna, Andrea Emiliani, Franco Nasi e tanti altri, la città antica è stata mirabilmente restaurata e conservata. Anche se poi l’Università – direttamente coi propri Istituti, indirettamente con una miriade di affittacamere – ha svuotato il centro storico.

Intanto crescevano, nonostante i vari PRG, periferie pessime, ma la città antica e il paesaggio davanti ad essa, soprattutto verso la Toscana, rimanevano intatti. Poi è iniziata una politica sbagliata delle amministrazioni locali, a cominciare da una bretella autostradale, del tutto inutile ma visibilissima dalle mura, che soltanto a fatica si è riusciti a far passare in galleria. Politica proseguita con la copertura dell’Orto della Data sotto i Torricini, ultima opera non commedevole di Giancarlo De Carlo, che ha manomesso una zona delicatissima e lo stesso primo torrione delle mura cinquecentesche, è costata una dozzina di miliardi di lire e giace lì del tutto inutilizzata. Poi si è lanciato un Piano del Colore che avrebbe tinto di rosa, giallo, azzurro Urbino e che è stato affossato dal Ministero grazie ad una nostra campagna internazionale culminata nella battuta sferzante di Jacques Le Goff: “E’ una mostruosa scemenza, une monstruese sottise”. Ora è la volta dei centri commerciali e di altri parcheggi coperti a ridosso delle porte e delle mura della città ducale. Nella galleria degli Orrori ci possono ben stare questi due freschi freschi (o caldi caldi) fotogrammi dalla intatta Urbino dove l’amministrazione comunale si ingegna di imbruttire una delle città più belle e conservate d’Italia: 1) quattro immagini riguardano il nuovo parcheggio con spazi commerciali in costruzione presso la porta settentrionale di Santa Lucia, che sfigura la vista del centro storico (si nota il campanile della chiesa trecentesca di San Francesco); 2) la quinta e ultima riguarda il centro commerciale che stanno finendo sotto le mura cinquecentesche.

Centri commerciali che, oltre a imbruttire anche questo tratto di mura e di centro storico, dissangueranno gli ultimi negozi della città antica privando gli abitanti, per lo più anziani, di un servizio essenziale: i residenti rimasti dentro le mura sono circa 700, e anche meno, contro i 5.000 del 1951(- 86 per cento), case e palazzi sono stati occupati da istituti universitari e ancor più da letti per studenti (ora in crisi). Mentre l’artigianato urbinate di qualità è morto o sta morendo (a parte alcune stamperie d’arte) e l’economia è pericolosamente imperniata sul pubblico impiego, si pensa soltanto ai consumi. Ma di chi?
Scrivetene, occupatevene, denunciate questi scempi prima che ne arrivino altri di peggiori. Questo vero patrimonio dell’umanità è come assediato da tutti i lati.


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