Nadia Redoglia
Noi, in persona dei nostri rappresentanti di “ricchi&civilissimi” governi, abbiamo pure l’ardire (e l’ardore) di vantarci d’essere così buoni e bravi nel riportare a casa i nostri rapiti. All’uopo li chiamiamo anche “eroi”: la ciliegina sulla torta. Torta per chi?
I primi e secondi mondi si ritrovano saltuariamente sotto forma di G8 e numeri a seguire, nonché deus ex machina Fao et similia, per approvare piani di aiuti verso i mondi degli ultimi. Piani che puntualmente disattendono, in tutto o in parte, nel rispetto dell’inossidabile “chi ha dato ha dato ecc.” Le Rosselle del mondo, in parte retribuite in altre manco rifuse delle spese, non badano ai numeri dei “Grandi”, si limitando a contare quelli dei Piccoli: se stessi e gli “altri” che vanno ad aiutare. Per chi vive del Vangelo altro non sono che la rappresentazione vivente della parabola dei talenti, per chi vive dell’altrettanto sacra laicità sono umani, profondamente umani, consapevoli che senza gli “altri” il “noi” non potrebbe esistere.
A me vien giusto da considerare che siccome i “G” non pongono mai limiti ai loro averi, il non rispettare i patti con chi averi non ne ha, è pur sempre una fonte di notevole risparmio, o no? Se qualche volta poi devono sborsare (con trattative che rendono calvari la sopravvivenza dei rapiti), sarà in ogni caso infinitamente meno di ciò che per legge (umana e/o divina) dovrebbero distribuire.
Ma per piacere che almeno non se ne facciano vanto: le “Rosselle” possono chiamarsi Urru, mai O’Hara.