Conosciamo bene Roberto Giachetti, deputato del Partito Democratico. Conosciamo la sua onestà, la sua integrità morale, la sua lealtà e le sue tenaci battaglie in favore dei diritti e del rispetto delle regole. E conosciamo anche il suo coraggio, lo stesso che sta dimostrando in questi afosi giorni di luglio con uno sciopero della fame che si protrae ormai da tre settimane, per chiedere a gran voce lo smantellamento della vergogna del “Porcellum”.
A differenza di chi, a suo tempo, l’ha votata e difesa a spada tratta e oggi, di fronte al discredito pressoché totale della classe politica, finge di volerla cambiare a suon di annunci roboanti, Roberto è stato tra i primi a denunciarne la gravità, a battersi perché fosse subito eliminata, a gridare allo scandalo e all’inciviltà di una norma che ci allontana dagli standard di democrazia degli altri paesi occidentali per consegnarci nelle mani di pochi leader politici trasformati in feudatari, con “diritto di vita e di morte” nei confronti dei parlamentari più giovani e meno conosciuti.
A tal proposito, è doveroso contrastare il pregiudizio corrente secondo il quale sono tutti uguali o, al massimo, complementari. Non è così, come ben ricorda chi seguì quella vicenda ed ebbe modo di apprezzare l’impegno dei leader dell’opposizione per evitare l’approvazione di una legge che – si sapeva già allora – avrebbe scavato un fossato tra il popolo e i suoi rappresentanti. Allo stesso modo, è ingiusto e ingeneroso porre sullo stesso piano coloro che, all’epoca, innalzarono le barricate, mettendo in guardia i cittadini dalla pericolosità di questa deriva, e coloro che, invece, la sostennero e la presentarono come la panacea di tutti i mali.
Il divario c’è ed è evidente, a cominciare dal livello della classe politica che caratterizza i vari partiti; ed è compito di una corretta informazione mettere in risalto questo “spread” che molti, troppi commentatori tendono a sottovalutare o a ignorare consapevolmente, lasciandosi andare ad un qualunquismo e ad una ridda di banalità che rischiano seriamente di minare la stabilità stessa delle istituzioni e dei princìpi costituzionali.
Per questo, ben conoscendo l’abisso nel quale può farci sprofondare questo lungo declino, Articolo 21 si schiera compattamente al fianco di Roberto Giachetti, della sua iniziativa e di quei partiti che intendono davvero rimuovere questo macigno che grava sul futuro dell’Italia.
Siamo coscienti, infatti, di quale debba essere il ruolo di un’associazione come la nostra: quello di raccordo tra la politica e le forze, le energie e le speranze che si muovono sempre più attivamente nel Paese.
Siamo coscienti, a differenza di altri, che c’è un urgente bisogno di buona politica, di partiti seri e responsabili al governo, di un esecutivo finalmente scelto dai cittadini che prosegua lungo la complessa strada del rigore imboccata da Monti ma ne muti radicalmente alcuni indirizzi, puntando prima di tutto su scuola, università, ricerca, cultura, crescita, sviluppo economico, che tenda la mano ai più deboli, elimini la piaga degli esodati, abbatta il tasso di disoccupazione giovanile, mai così elevato ed agghiacciante, e restituisca dignità e diritti ai lavoratori, umiliati da anni di politiche e di scelte industriali sbagliate e controproducenti.
Siamo coscienti, e lo abbiamo sempre detto, che l’avversione nei confronti della politica in generale, del concetto stesso di politica e di chi se ne occupa, anche onestamente e spendendo tutto se stesso, è da sempre l’anticamera delle peggiori dittature, come insegna la poco studiata ed ancor meno compresa storia del Novecento.
E siamo coscienti, infine, della necessità di tornare alle urne con un panorama politico meno nebuloso, con schieramenti chiari e comprensibili, con proposte e programmi fondati sulle idee per il futuro nuove generazioni e non sulla contrapposizione feroce all’indirizzo di un passato che si ostina a rimanere sul ring nonostante il fallimento totale del suo progetto.
Caro Roberto, non sei solo. Questa volta più che mai, la tua sfida è la nostra sfida: la sfida che lanciamo a tutte le forze politiche con le quali ci siamo battuti in questi anni contro ogni sorta di bavaglio e di deviazione dalla pura democrazia; la sfida a non indurre alla diserzione e al disincanto un popolo che, al contrario, ha un disperato bisogno di tornare ad essere protagonista della cosa pubblica.
Roberto Bertoni