Ben ventisette omicidi in tutto l’arco del 2011 ed almeno dietro a venti di essi vi è l’ombra della malavita. Non ci troviamo a Casal di Principe, cuore dell’impero dei casalesi e nemmeno nella Locride, terra che ha dato i natali ai più noti ed importanti ‘ndranghetisti calabresi ma ci troviamo a Roma, teatro di efferatezze e ritorsioni figlie di un’ingente coagulazione di malaffare e criminalità organizzata sempre più radicata e presente sul territorio.
Dal sapore amaro ed indecifrabile vi è per esempio l’omicidio di Flavio Sinni avvenuto il cinque luglio dello scorso anno nel quartiere Prati, freddato da ben sette colpi di pistola
sotto gli occhi della moglie. Il tutto in pieno giorno poiché erano appena le undici quando il sicario o i sicari hanno fermato la vita di Flavio, un delitto che ancora oggi non conosce un colpevole ma dietro al quale si celano ombre pesanti di alta criminalità legate al passato della famiglia Sinni.
Per i famigliari la versione più credibile e plausibile è che Flavio Sinni sia stato freddato per una storia di corna eppure lo zio di Flavio, Massimo Sinni, è stato negli anni d’oro della banda della Magliana un collaboratore di Franco Giuseppucci, leader carismatico e ‘’fondatore’’ della banda e, ragionando in questi termini, il delitto potrebbe configurarsi come una regolazione di conti legati ad episodi del passato.
Anche perché pochi mesi prima Flavio Sinni era stato gambizzato, un avvertimento tipico del mondo mafioso, che fin troppo facilmente sarebbe collegabile alla pista che tende ad escludere l’ipotesi della famiglia. Ma il 22 novembre scorso ad Ostia, in pieno giorno, il sangue si sparge per effetto di un duplice omicidio e le vittime sono Francesco Antonini
detto ‘’Sorca nera’’ e Giovanni Galleoni soprannominato ‘’Bafficchio’’. Il primo ucciso mentre tentava di scappare, il secondo invece è morto in mezzo alla strada. Entrambi quarantenni ed entrambi boss di quartiere appartenenti alla Banda di Ostia, con precedenti per
associazione mafiosa finalizzata al gioco d’azzardo, usura, estorsione e traffico di droga. Anche questa è una storia che non ha finora trovato i volti o i mandanti dei killers, anche se il motivo legato alle uccisioni più clamoroso nella sua evidenza è la guerra per il controllo del territorio.
Ma in quartieri come Primavalle in cui ora prevale il fenomeno della criminalità di quartiere, sta prendendo piede nuovamente, proprio come negli anni ’70 e ’80, l’influenza della criminalità organizzata vera e propria, in particolare la camorra e la ‘ndrangheta che detta le proprie leggi eliminando sistematicamente chi non rientra nei suoi piani o si frappone ad essi rivelatosi un ostacolo.
Proprio in questa zona che conta 300mila abitanti, le forze dell’ordine si trovano in una situazione a dir poco agonizzante e frustrante in quanto il loro numero è di cinquantanove, l’età media nel commissariato è di cinquant’anni e si trovano ad utilizzare macchine vecchie e fatiscenti prontamente riconoscibili a distanza dal tossico o dallo spacciatore. Ma alle deficienze logistiche di un quartiere balzano all’occhio le mancanze ancora più gravi della squadra omicidi di Roma, un reparto di fondamentale importanza che deve operare sull’intera città ed in tutto completa di ventotto uomini, la quale nell’ultimo anno ha avuto a che fare con trentasette omicidi: una comica che sembra non conoscere l’uscita del
tunnel.