“Forte preoccupazione per le condizioni di libertà di stampa in Kazakhistan; allarme per la sorte del giornalista Zhanbolat Mamai, a tutt’oggi recluso in carcere con l’accusa di ‘incitamento all’odio sociale’. Questi i contenuti dell’incontro svoltosi nella sede della Fnsi tra una delegazione kazaka (composta da esponenti dell’associazione Open Dialog, da giornalisti ed attivisti della società civile) e il Presidente del sindacato dei giornalisti italiani, Roberto Natale. Tra i presenti anche Igor Vinyavskiy, il giornalista che è stato imprigionato nel dicembre 2011 a seguito degli scontri nella zona di Zhanaozen, dove la polizia ha represso le rivolte uccidendo 12 persone e ferendone decine. Insieme al giornalista sono stati arrestati intellettuali ed oppositori politici al regime del Presidente Nazarbaev. Alcuni di loro sono tutt’ora detenuti e in attesa di un processo.
A seguito dell’intervento di numerose associazioni e di una risoluzione del Parlamento Europeo, il governo kazako a marzo ha rimesso in libertà Vinyavskiy, ma rimane fortissima la pressione che i giornalisti e gli organi di informazione continuano a subire: sono stati chiusi un canale televisivo e numerosi giornali.
Nell’esprimere ai colleghi kazaki la più piena solidarietà, Natale ha ricordato l’impegno del sindacato italiano ed internazionale a sostegno della libertà di informazione, come dimostrato anche dalle recenti campagne sull’Ungheria e sulla Turchia: ‘L’Europa non può trovare la sua unità soltanto intorno a parametri economico-finanziari. Europa significa anche rispetto dei diritti umani. Per questo è importante che le istituzioni europee sappiano far sentire la loro voce a sostegno della libertà di stampa, ovunque essa sia calpestata’. E’ con questo intento che la Fnsi esprimerà la sua forte preoccupazione per la sorte del giornalista Mamai all’Ambasciatore kazako in Italia. La vicenda verrà inoltre portata all’attenzione del sindacato europeo (Efj) ed internazionale (Ifj) dei giornalisti.
La delegazione Kazaka sarà oggi impegnata in una audizione presso la Commissione Speciale per i Diritti umani del Senato della Repubblica”.