Berlusconi è il vero gattopardo della politica italiana. Cambia tutto per non cambiare niente, ma, più del Principe di Salina, il Cav tenta di determinare i processi sociali, non di subirli senza danni. Dal gattopardo al Silviopardo, dunque, con un pizzico di Araba Fenice, l’animale che risorge dalla proprie ceneri. Il Silviopardo scende in campo nel 1994 con Forza Italia (era l’anno dei mondiali di calcio americani), vincendo le elezioni con la più straordinaria operazione di marketing politico della storia repubblicana. Poi cade, si rialza, rivince (2001), pareggia (politicamente nel 2006), stravince ancora (2008), si frantuma (2011). Risorgerà nel 2012? Vedremo. Mediaticamente si è mosso con astuzia. E’ rimasto in silenzio per mesi, per far dimenticare le pesantissime responsabilità. Ha lasciato che Monti consumasse la sua luna di miele rimanendo nell’ombra, tirando le redini del Pdl senza comparire in prima persona. Un periodo di latitanza mediatica che ha pagato, perché oggi le responsabilità politiche della situazione vengono addebitate in parte al governo, in parte ai partiti in generale. Non a chi ha governato dal 2001 al 2011, a parte la breve parentesi dell’Unione. Con l’opera di moralizzazione all’ interno del partito (dimissioni di Minetti in primis) e il tentativo di ricomposizione familiare, il Cavaliere ha cercato anche di mondarsi dall’immagine di satiro peccaminoso, ruolo scomodo per chi punta sul voto conservatore cattolico. Mentre il peccatore pentito ha sempre un suo fascino, e lui lo sa bene. Annunciando il ritorno a ‘Forza Italia’, il Silviopardo ha puntato su un marchio garantito. In tempi di incertezza, ha offerto agli italiani un simbolo rassicurante, che rievoca un periodo di relativa tranquillità. Niente salti nel buio, ma un passato recente percepito comunque migliore del presente. Dalle promesse mirabolanti del ’94, il Silviopardo, conscio di non potersi ripresentare come ‘il nuovo’ o ‘l’uomo dei miracoli’, oggi si propone come l’usato garantito, come l’uomo che ha cercato di affrontare la crisi senza mettere le mani nelle tasche degli italiani, senza tagliare il welfare, senza cedere alla Merkel. L’anti-Monti, nel solco della continuità con Monti. Attenzione a non sottovalutare il Silviopardo, le sue reti tv, i suoi giornali, i suoi corifei, perché la sua potenza mediatica è ancora colossale.
*da Gli Altri