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I goal dei due Mario e una spending review iniqua

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I due goal alla Germania del Mario calcistico sono certi e ci hanno portati in finale, anche se poi malamente persa contro la Spagna; quelli del Mario politico/tecnico segnati nel vertice di Bruxelles devono attendere la “convalida” dei mercati nel lungo termine e soprattutto la ratifica istituzionale. Già Finlandia e Olanda vorrebbero porre il loro veto, anche se potenzialmente poco significativo sul piano numerico. Insomma, è inutile cantare vittoria troppo presto! Il Mario politico/tecnico al massimo ci ha portati ai “quarti”, per restare nella metafora calcistica, e il “Campionato” è ancora lungo e soprattutto duro, specie per la popolazione colpita dalle misure di rigore.

Intanto l’Esm (Meccanismo di Stabilità Europea) non l’ha creato lui: era in cantiere da mesi. Certo, è positivo il fatto che in funzione antispread, gli Stati virtuosi (ma l’Italia lo è?) vittime di speculazioni finanziarie possano chiedere (non è automatico come sperava il Presidente Monti) di farsi finanziare il Debito Pubblico, senza dovere ricambiare con micidiali misure di rigore; ma sarà così realmente? Io non penso, e, infatti, si stanno vedendo i tagli prevalentemente sociali, quindi iniqui, camuffati da spending review.

Rispetto alla Grecia cambia soltanto che il governo Monti taglia poco per volta, ma la scure si abbatte sempre sui soliti noti, com’è evidente. Esso, per recuperare 4,2 miliardi di € atti a scongiurare l’aumento dell’IVA a ottobre di due punti, intende ridurre: posti letto ospedalieri, Uffici Giudiziari, spese alle Università pubbliche (ma stranamente le stornerà a quelle private), dipendenti pubblici nella misura del 20 % dei dirigenti e 10 % degli impiegati, e sprechi che, certo, ce n’è, ma si dovrebbero individuare meglio.

Se il governo avesse approvato invece la proposta di legge per mettere un tetto alle pensioni d’oro del settore pubblico e privato, e cioè di 6 mila € e di 10 mila per quelle cumulative, si sarebbero risparmiati 15 miliardi di € l’anno; ma la proposta non è stata approvata proprio da chi aveva tutto l’interesse a non farlo. Molti parlamentari  e ministri percepiscono, o percepiranno in futuro, ben oltre le 6 mila e 10 mila € al mese proposte. Bastava questo tetto per evitare l’aumento dell’IVA, che comunque aumenterà nel luglio del prossimo anno per onorare il famigerato Pareggio di Bilancio, introdotto già nella Costituzione il 20 aprile scorso, e il Fiscal Compact, e sarebbero rimasti 10,8 miliardi da distribuire a chi ha molto ma molto meno. Invece, nulla.

Per chi non lo sapesse, il Fiscal Compact o Trattato sulla Stabilità, firmato da 25 Stati dell’UE il 2 marzo 2012, prevede in 20 anni la riduzione del Debito Pubblico fino al 60 % nel suo rapporto col PIL (l’Italia dovrà ridurlo di quasi 1.200 miliardi di €, quasi 60 miliardi di € l’anno: una vera mannaia sulla gente), e, come nei passati accordi di Maastricht, di non superare del 3 % il rapporto deficit/PIL, che in Italia significa un disavanzo di appena 48 miliardi di €, avendo un PIL di circa 1.600 miliardi di €. Noi italiani dunque ogni giorno dell’anno, appena alzati dovremo innanzitutto pensare a come risparmiare circa 110 miliardi di € per rispettare il Fiscal Compact, una cifra alta quasi quanto l’evasione fiscale (140 miliardi di € annui) e il doppio del costo della corruzione (60 miliardi di € annui), che non pare vengano combattute efficacemente. Il resto dei bisogni, sanità, scuola, occupazione, opere pubbliche, ecc., vengono posti dopo in ordine d’importanza. Entrerà in vigore l’1 gennaio del 2013 se verrà ratificato da almeno 12 membri dell’UE.

Il ministro della difesa Ammiraglio Gianpaolo Di Paola poi sta comprando dagli USA novanta caccia F35 a 185 milioni di € ciascuno circa, che fanno 16,5 miliardi di €, che invece si potrebbero utilizzare per scopi più nobili dei conflitti; ma a quanto pare, l’assurdo imperativo è che si devono comprare, se non altro per non scontentare le industrie belliche statunitensi. Inoltre lo stesso ministro sta presentando una Legge delega di “revisione degli strumenti militari” per spendere in 12 anni ben 230 miliardi di €, più di 19 miliardi l’anno, che si potrebbero utilizzare invece per altri scopi più nobili della guerra, ad esempio non tagliare spese essenziali, al di là degli sprechi ovviamente da eliminare. Insomma, questo governo spende e spande dove gli conviene e taglia, anzi fa spending review (inglesizzando il termine, distrae un tantino), sui bisogni vitali delle fasce più deboli.

Positivo pure che gli aiuti alle banche saranno diretti, senza pesare sul Debito Pubblico dello Stato a cui appartengono. Pochi però i 130 miliardi immessi nell’economia per finanziare la crescita, ma meglio di niente, se su 700 miliardi di € ne sono disponibili solo 400. In definitiva però sembra che a Bruxelles non si siano individuate le radici del male: le speculazioni finanziarie selvagge. Si stanno curando solo i sintomi usando la Tachipirina, come già disse qualcuno, invece di estirpare il cancro che esse rappresentano in economia. Ci vogliono regole certe invece: separare nettamente le funzioni delle banche di credito da quelle d’investimento, affinché non si “giochi” col denaro dei risparmiatori, ripristinando a livello globale la legge bancaria “Glass-Steagall Act” del 1933, che Clinton abolì nel 1999. Per assurdo e fantomatico mistero la si potrebbe chiamare “Merkel-Monti Act”. Poi si dovrebbe eliminare l’obbrobrio dei CDS (Credit Default Swap), con cui letteralmente si scommette sui default degli Stati, una sorta di assicurazione “sull’incendio della casa altrui”. Chi li possiede ha tutto l’interesse affinché la “casa altrui assicurata” vada in fiamme per intascare i premi.

Dunque, prima di cantare vittoria, dobbiamo vedere in futuro l’effetto dei goal del Mario politico! Intanto per far cassa, perché non fare le aste per le frequenze? Perché non ridurre i parlamentari e i rimborsi elettorali seriamente? Perché non introdurre una patrimoniale? Super Mario dovrebbe spiegarlo invece di “avvalersi spocchiosamente della facoltà di non rispondere” quando le domande dei giornalisti non sono comode!


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