La mannaia di Monti sta per abbattersi senza tanti complimenti sul nostro sistema statale. Una razionalizzazione necessaria si dice. E
sicuramente è così. Anni di indecente clientelismo e di gestione personalistica della ‘cosa pubblica’ hanno infatti provocato l’enorme buco finanziario che conosciamo e al quale bisogna ora porre rimedio. Gli sprechi vanno eliminati. Gli sprechi, appunto. Il guaio è che questo governo quando parla di sprechi non si riferisce ad esempio, come sarebbe normale, ai cacciabombardieri F-35 che da soli ci costeranno 12 miliardi di euro, ai quali va aggiunto l’enorme costo per la manutenzione. Per capirci meglio, con il valore di metà di uno di questi aerei si finanzierebbero i diciottomila posti letto nella sanità che Monti ha ordinato alle Regioni di tagliare. Per sprechi l’esecutivo non intende le province che, se va bene, saranno tagliate appena del 50%; e neppure il numero dei parlamentari, i costi della politica e le auto blu, che continueranno a sfrecciare in gran numero sulle nostre strade sotto gli occhi dei cittadini sempre più indignati. Fa specie ma per Monti gli sprechi sono i già magri finanziamenti alla sanità, alla scuola e all’Università. Soprattutto alla ricerca che, nonostante tutto (miracoli del genio italico), continua a promuovere progetti di assoluta eccellenza e a dare lustro al nostro paese in campo internazionale. Nel triennio, infatti, saranno tagliati ben 200 milioni di euro in trasferimenti agli enti di ricerca, 122 dei quali a quelli vigilati dal Miur. Questo significa tagliare le gambe ad un settore vitale per una nazione moderna. Significa frenare l’innovazione, lo sviluppo di nuove tecnologie, il futuro dell’industria, l’evoluzione stessa della società. Non a caso a denunciare lo scandalo per l’ennesima limatura di risorse è stato Fernando Ferroni dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), i cui ricercatori hanno avuto un ruolo determinante nelle ricerche che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs, la cosiddetta Particella di Dio. Come estrema forma di protesta Ferroni ha annunciato le sue dimissioni e quelle del board, se non rientrerà il taglio del 3,79% al finanziamento dell’ente previsto dalla Spending Review.