Filippo Bettini, scomparso all’improvviso nella mattinata dello scorso sabato 29 luglio, è stato un esempio rarissimo di connubio tra la politica e la cultura. Insegnava letteratura all’Università “La Sapienza” di Roma, dove metteva un grande impegno nell’approfondimento e nella divulgazione: i suoi interessi hanno toccato numerose discipline e tanti settori, dalla critica letteraria (redattore del gruppo-rivista “Quaderni di critica”), alla teoria della letteratura, contemporanea o comparata.
E davvero numerosissime le pubblicazioni, che hanno abbracciato Leopardi (ne era raffinatissimo esegeta), Campana, Gadda, Sanguineti (legatissimo a lui), Carmelo Bene, Pagliarani, Perriera, Gruppo 63, Illuminismo, Futurismo, Scapigliatura, Avanguardia. Con una bella biblioteca di volumi che ne rendono permanente la testimonianza.
E, da ultimo, era occupato in un’immensa e straordinaria rivisitazione della Capitale dal titolo “Sotto il cielo di Roma”, affascinante ricostruzione in chiave moderna della storia romana. Vario e sempre aperto. Mai, però, eclettico. Veniva da una formazione rigorosissima che aveva fondamentali stelle polari, da Walter Benjamin, a Galvano Della Volpe, a Walter Binni, al citato Sanguineti. Alla “Scuola di Francoforte”. Attentissimo ai meccanismi formali della scrittura, fonte inesauribile per Filippo Bettini di ricostruzione del senso e del valore del testo. E, quindi, delle stagioni del pensiero e della letteratura, ivi comprese le esperienze critiche, anticlassiche, eterodosse.
Accanto al prezioso intellettuale, militante ma cocciutamente indipendente, c’era il suo “doppio”: infaticabile organizzatore di cultura, riferimento di consistenti parti del mondo politico contiguo ai settori di pertinenza. Assessori alla cultura (in primis l’amato Renato Nicolini), artisti, poeti, cineasti, musici e teatranti erano componenti costanti della sua “bottega”.
Le eccellenti iniziative dell’associazione “Allegorein”, il premio Feronia, le performance sulle rive del Tevere, gli approdi (in senso tecnico) dei poeti sui pontili rimangono sequenze indimenticabili e difficilmente riproducibili.
Il “Festival Mediterranea” è stato una rassegna di arti varie ricchissima, di sovente prefigurante, vera e propria palestra crossmediale e multietnica. Un’avanguardia reale.
Un fiume di idee, di progetti, di riflessioni.
In una stagione così depressa nel dibattito politico e culturale Filippo Bettini è stato un prototipo, una miscela di specialismi, di espressione dell’intreccio con la politica al livello più alto.
Ci lascia una persona squisita, un conversatore di impressionante lucidità e di enorme erudizione, marxista convinto e illuminato. Ha fatto scuola, mantenendo viva la versione migliore dell’intellettuale di Gramsci.
Lo rimpiangeremo. Ci mancherà la sua retorica forbita e avvolgente. Sentiremo sempre le sue parole intrise di un’ironia un po’ malinconica. Non si è mai piegato all’omologazione corrente, alle mode facili del tempo. Ha lottato.
Ha contribuito a mantenere aperta la questione intellettuale. L’attività così ampia che ha svolto forse ha piegato il corpo, e se ne è andato all’improvviso a soli sessantadue anni. Siamo vicini a Gilda Sensales, al bellissimo bimbo, alla madre, ai fratelli che ha amato più di ogni altra cosa.
*Tratto da L’Unità