Il racconto che Lina Sastri ha dato alle stampe “La casa di Ninetta”, Marsilio Editore, abbinato al dvd dello spettacolo che trae spunto proprio da esso, rappresenta un viaggio nella propria vita interiore e in quello della madre che ha dovuto affrontare gli ultimi anni della sua vita insieme a una “malattia che non perdona, che umilia il corpo e la mente, come l’alzheimer”.
Sullo sfondo, e non solo a fare da cornice, la Napoli popolare di sempre, quella silenziosa e allo stesso tempo rumorosa, lontana dai palcoscenici descritta con equilibrio solo dai grandi a incastonare la sofferenza della Sastri che attraverso la penna prova a esorcizzare sofferenze, pensieri e ricordi di una vita piena di ostacoli, di rimpianti nonostante un successo artistico che le hanno consentito di raggiungere importanti palcoscenici in tutto il mondo.
Questo racconto, però, credo che per la Sastri rappresenti qualcosa di più che un semplice libretto dal quale, poi ha preso il via una fortunata tournèe teatrale. Ogni parola utilizzata non è il frutto di una tecnica ma solamente di un’esigenza di raccontare ciò che si porta dentro. Chi conosce questa meravigliosa artista solamente per quello che il palcoscenico ci permette deve assolutamente avvicinarsi e leggere questo lavoro per comprendere, definitivamente, che quello che siamo esteticamente forse è il frutto anche di quello che abbiamo dentro.
Oramai è noto che la malattia dell’alzheimer offende l’ammalato, ma è altrettanto vero che i parenti o chi per essi li assiste necessiterebbero di un supporto morale e psicologico importante. Ma per questo il nostro Paese non è attrezzato e i medici, però, non sono disposti a dialogare armoniosamente con loro.