Vittorio Roidi, nei giorni scorsi abbiamo notato segnali assolutamente opposti: questo sommovimento intorno e all’ interno del CDA della Rai – fatto considerato positivo quasi da tutti –, ma anche – proprio ieri – una costante: le vicende giudiziarie che hanno riguardato l’ex Presidente del Consiglio Berlusconi, su TG 1 e Tg Mediaset non sono comparsi. Due fatti molto lontani tra di loro, ma solo apparentemente…
“ Diciamo che le possiamo considerare due malattie, due questioni della Rai, della più grande azienda editoriale italiana. Qualcuno sembra ricordarsi della necessità d’indipendenza del CDA della Rai. E’ sicuramente positivo che il Pd dica di non voler partecipare alla spartizione, anche se poi si arriva a questa curiosa decisione di scegliere due persone eccellenti ma che non hanno a che fare nulla con la Rai, l’informazione e il servizio pubblico, il che è un po’ singolare. Poi c’è l’altra faccenda, quella che possiamo considerare una “ vecchia malattia”… Oddio, ognuno può considerare notizie quello che crede, quindi se un processo a Berlusconi per frode fiscale viene considerato una non-notizia da qualche nostro collega di un’importante giornale non lo possiamo giudicare, faccia il giornale come crede. Diverso , però, è quando si parla di servizio pubblico. Allora il punto è sempre lo stesso: la Rai è servizio pubblico? Per ora sì, lo dice la legge. Allora il servizio pubblico le notizie non se le può dimenticare, né può scegliere quelle che piacciono solo a un determinato direttore, oppure ad un altro.”
Tu ti sei occupato molto anche di deontologia …
“Continua ad essere il mio pallino, anche se credo che il mondo si stia allontanando dalla deontologia invece che avvicinarvisi …”
Passiamo ora all’altra metà del cielo ed ai Tg Mediaset: è compatibile con il mestiere del giornalista censurare rigorosamente fatti e notizie – che sono notizie e fatti per tutti gli altri, ma non per le testate il cui proprietario è un certo signor B? Da un punto di vista deontologico siamo mai arrivati a questo punto, che oramai è comunque la regola? Perché anche il processo Ruby è appena presente sulle testate Mediaset …
“Guarda, mi devi perdonare se rischio di assumere un tono accademico. Noi abbiamo una grande ambiguità: il nostro giornalismo, è ambiguo di per sè. L’ambiguità del giornalismo italiano è che il giornalista deve dire la verità – lo dice la legge – ma si accetta che vengano iscritti all’albo giornalisti che si occupano di tutt’altro, come dell’universo del gossip; molto spesso scopriamo che le loro sono pure invenzioni… Oppure assistiamo ad un giornalismo politico fortemente fazioso. L’ambiguità sta nel fatto che l’ordine, creato dalla legge per imporre una deontologia, non può mettersi a sindacare ogni giorno il singolo giornale e la singola rubrica per vedere se rispetta “l’agenda setting” (come la chiamano gli specialisti) o la scaletta delle notizie di oggi, o se invece ne lascia fuori qualcuna che non gli piace. La faziosità nel giornalismo italiano è tollerata, anzi fa parte della sua natura. Se non si chiariscono questi punti saremo sempre una categoria molto faziosa. Alcuni giornalisti cercano la verità, e ce ne sono tanti; altri invece non ci pensano proprio: servono un padrone. Si tratta solo di determinare, momento per momento, chi sia il padrone”.