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Siria: la strategia dietro i massacri

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Siccome nessuno di noi si trova in Siria, nessuno di noi potrà mai dire “ecco le prove che mi dimostrano che dietro le recenti stragi siriane ci sia Bashar al-Assad”. Ma basta aver letto qualcosa sulla guerra civile libanese per dire: “ecco la strategia di Bashar al-Assad e perché aveva bisogno di queste orribili stragi.”
1) Dovevano essere orribili, perché è importante che le vittime, cioè i sunniti, reagiscano. Se reagiranno Assad tirerà un sospiro di sollievo. Perché?
2) I due centri abitati, a maggioranza sunnita, si trovano proprio al confine con la zona abitata dagli alawiti, cioè la comunità alla quale appartiene Assad, e difficilmente chi ha commesso il crimine può aver evitato di partire da qualcuno dei villaggi alawiti. Una reazione sunnita contro gli alawiti non potrà che produrre l’effetto sperato, la fedeltà alawita. Questo è l’obiettivo, evidente.
3) Se poi le zone alawite siano considerate un mini-stato “assadiano” per il futuro questo non lo sappiamo, ma certo è un’ ipotesi che Assad terrà in considerazione e l’eventuale reazione sunnita porterebbe oltre alla fedeltà alawita anche la viabilità di una simile ridotta.
4) L’altra conseguenza della reazione sunnita sarebbe un rafforzamento del vincolo “basato sulla paura” di altre comunità minoritarie. In una scenario di “crimine” e “vendette” le altre minoranze sarebbero indotte a ritenersi in pericolo imminente, fisico, e il timore di una maggioranza sunnita “vendicativa” non potrebbe che indurle a scegliere l’unica “protezione” disponibile.


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