E’ possibile essere fermati e portati in questura solo per aver volantinato? E’ possibile trovarsi arrestati e processati per direttissima con l’accusa di essere detentore di una “fionda”? Per quanto queste due cose messe insieme possano sembrare inverosimili dobbiamo purtroppo confermare che si è possibile.
E’ possibile perchè è quello che è accaduto a un attivista del Social Pride di Roma, Claudio Tosi, durante gli stati generali del Welfare e della famiglia del Campidoglio tenutisi ieri e oggi con ospite speciale la ministra del lavoro Fornero. A raccontarlo con dovizia di particolari è il collega Checchino Antonini che spiega: “ La fionda, in realtà è un pezzetto di legno che Claudio Tosi aveva in borsa perché nel pomeriggio avrebbe dovuto tenere un corso di falegnameria creativa, di fabbricazione di giocattoli, in una ludoteca di periferia.
Perché Tosi è un operatore sociale di lungo corso, molto conosciuto nell’associazionismo e nella rete di soggetti del terzo settore che ha dato vita al Roma social pride. Ma chi lo ha catturato sostiene che, oltre al pezzetto di legno c’era anche l’elastico. L’elastico della cartellina…”
Solo per questo Claudio passerà una notte in cella e domani verrà sottoposto a processo per direttissima con l’accusa di “resistenza a pubblico ufficiale”. Altrettanto anomalo, per un paese che si definisce civile e democratico l’episodio del giorno precedente: fermato semplicemente perchè, continua Antonini: “ … aveva osato distribuire fogli con cui il Roma social pride, cartello di enti, associazioni, volontari e operatori, faceva i conti in tasca al sindaco Alemanno. E quei conti non tornano…”
Episodio che si colloca in un contesto generale di tensione crescente, in una Roma quella di ieri e di oggi blindata come se dovesse ripetersi un altro 15 ottobre: strade sbarrate, zone inaccessibili, controlli e identificazioni anche tra semplici passanti costretti a fare quella strada ( tra via Labicana, via Merulana, viale Manzoni) perchè quelle sono vie principali e se vuoi arrivare in centro passi da là.
E se quanto avvenuto di Claudio potrebbe sembrare una cosa isolata, fatta chissà per quale motivo, magari per scoraggiare “preventivamente”, non sembra avere una spiegazione quanto subito dal corrispondente di Paese sera: “ …. al giornalista di Paese sera – si legge nelle pagine dell’omonimo quotidiano- che si apprestava ad entrare nell’auditorium per seguire l’evento, un uomo della polizia ha prima chiesto di lasciare all’ingresso il dossier redatto dal Social Pride, poi ha tentato di strappare lo studio.”
Ed è sempre Paese sera a delineare uno scenario che ha del surreale “tra comparse pagate e censura” già intuibile dalle misure di sicurezza così elevate. Un testimone oculare avrebbe raccontato al quotidiano di una ragazza trascinata fuori di peso dalla conferenza solo per essersi azzardata ad aver alzato la mano per intervenire.
Per un paese democratico non c’è male davvero.