Possibile mai che sulla Rai bisogna sempre e comunque partecipare a cori da stadio pro o contro le scelte del governo? Da parte nostra non abbiamo rimpianti per il ciclo che si è concluso, e pensiamo che Monti abbia fatto bene a chiudere quella pagina. Ora il governo, invece di occuparsi del nome del direttore generale, dovrebbe invece dire con chiarezza quale mandato assegnerà: la Rai dovrà essere rilanciata e qualificata o venduta a pezzi? Il metodo Banca d’Italia sarà esteso anche alle assunzioni e agli appalti? Gli esclusi rientreranno subito? La qualità della produzione sarà una priorità?
I talenti interni, che pure esistono e di ogni colore, saranno ulteriormente imbrigliati ed umiliati? L’azienda potrà tornare a competere sui mercati o dovrà continuare a viaggiare con il freno a mano tirato per non disturbare il conflitto di interessi?
Quanto al futuro consiglio di amministrazione continuiamo a pensare che sia meglio non utilizzare la legge Gasparri. In ogni caso sarà bene seguire il metodo opposto a quello seguito per le Authority dove ciascuno si è occupato di scegliere il suo candidato.
Questa volta sarebbe opportuno individuare un metodo che consenta di individuare donne e uomini di eccezionale levatura etica, culturale, editoriale,capaci di far prevalere l’interesse generale e di tutelare l’autonomia del sevizio pubblico contro qualsiasi interferenza indebita, a cominciare da quella dei governi, delle singole forze politiche, ma anche delle logge e dei poteri che continuano a mettere impropriamente becco nelle vicende della Rai.
I consiglieri così espressi dovranno diventare autentici garanti del bene comune e del servizio pubblico, nella sua accezione originaria.
Donne e uomini con simili caratteristiche esistono, basta volerli scegliere, privilegiando i requisiti della competenza e della indipendenza rispetto a qualsiasi altro criterio. Per questo mettiamo a disposizione i nomi dei candidati e degli autocandidati raccolti da Articolo21. Lorella Zanardo, Roberto Mastroianni, Tana De Zulueta, solo per citarne alcuni.
Non sarà facile, ma qualsiasi altra strada potrebbe rivelarsi rovinosa, e non solo per la Rai.