di Giovanni Anversa
La reputazione di una azienda radiotelevisiva pubblica è l’indicatore della qualità del suo rapporto con i cittadini che ne pagano l’abbonamento. La reputazione della Rai non può essere appaltata al successo di un singolo programma e all’ormai consunto marketing televisivo ma incardinarsi su tutta l’offerta e sull’alto livello del managment e della governance. Oggi la reputazione della Rai deve essere recuperata da una parte riformando offerta e gestione, dall’altra rimettendo i cittadini al centro della propria missione.
Per farlo non bastano buone intenzioni o progetti di riforma parlamentari occorre una mobilitazione che parta da quei cittadini che devono sentire come bene proprio, oggi diremmo comune, il servizio pubblico radiotelevisivo. I punti proposti da MoveOn Italia sono un buon punto di partenza.
Ma non basta. Un movimento di cittadini non si può limitare a fare pressione sui partiti politici e sui comunicatori deve saper mobilitare le persone e far capire loro che un azienda radiotelevisiva pubblica non è affare che riguarda i poteri e le lobbies ma ha molto a che fare con il concetto di democrazia, di crescita e di innovazione di un Paese.
Da “Il coraggio di vivere” a “Ho bisogno di te” su Raidue, da “Racconti vita” a “Paesereale” oggi su Raitre, il mio impegno e quello dei miei colleghi non è stato solo quello di dare voce ai cittadini e alle loro forme organizzate nel volontariato, nell’associazionismo, nell’impegno civico e nei movimenti, ma anche documentare e raccontare visivamente luoghi ed esperienze, iniziative e risposte sociali, storie e protagonisti della quotidianità.
Quello che ci è mancato è il sentirci parte integrante di una visione condivisa e di un progetto editoriale generale. Non vogliamo più, insieme a tante altre testate del servizio pubblico, rappresentare un’eccezione, un segmento “dedicato”, uno spazio marginale di compensazione.
Oggi sentiamo il bisogno di contribuire ad un progetto che rimotivi non solo la missione di fondo del servizio pubblico radiotelevisivo ma rafforzi in noi operatori un’etica della comunicazione ispirata a quella responsabilità sociale d’impresa su cui ricostruire identità e finalità di un moderno servizio pubblico radiotelevisivo, italiano ed europeo.