IHR Italia esprime il suo profondo sdegno per la sentenza che ha colpito l’avvocato Abdolfattah Soltani, uno dei più noti e infaticabili difensori dei diritti umani in Iran, condannato in appello, e quindi in via definitiva, a 13 anni di carcere.
L’avvocato Soltani, co-fondatore del Centro dei difensori dei diritti umani a Teheran insieme al Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, era stato condannato in primo grado a 18 anni dal Tribunale rivoluzionario di Teheran nel marzo 2012 e la figlia Maede ha dichiarato all’agenzia Associated Press: “A mio padre è stato detto che la sua pena sarebbe stata ridotta ulteriormente se avesse chiesto perdono e se avesse attaccato Shirin Ebadi in una lettera o in un’intervista, ma lui ha rifiutato.”
Soltani dovrà scontare la sua pena nel carcere di Borajan, a circa 1000 chilometri di distanza da Teheran, e questo rappresenta una “pena nella pena”, dato che renderà più difficili e rari i contatti tra l’avvocato e la sua famiglia: un accanimento immotivato da parte delle autorità giudiziarie, che lo hanno giudicato colpevole proprio della fondazione dell’organizzazione per i diritti umani, oltre che di propaganda contro il sistema e
di cospirazione contro la sicurezza nazionale.
E’ evidente dalla stessa natura dei reati contestati che Abdolfattah Soltani è prigioniero di coscienza, detenuto solo per avere svolto la sua attività professionale e la sua opera di difensore dei diritti umani.Iran Human Rights Italia chiede perciò la sua immediata ed incondizionata scarcerazione, e fa appello alle autorità italiane e internazionali, ai media, nonché a tutte le organizzazioni per i diritti umani e alle associazioni professionali nell’ambito giuridico perché levino alta la loro protesta contro questa scandalosa sentenza.
Abdolfattah Soltani è rinchiuso nel carcere di Evin a Teheran dal 10 settembre 2011, e durante il processo a suo carico, svoltosi presso la sezione 26 del Tribunale rivoluzionario di Teheran (giudice Pir-Abbasi) gli è stato anche contestato di aver vinto il Premio Internazionale per i diritti umani di Norimberga nel 2009, e di avere rilasciato interviste su casi relativi a suoi clienti (a loro volta prigionieri di coscienza).
L’avvocato era stato arrestato già all’indomani delle contestate elezioni presidenziali del giugno 2009 e, per ben sette mesi, nel 2005.
Collaborando con Shirin Ebadi, egli ha rappresentato la famiglia della fotogiornalista Zahra Kazemi, cittadina canadese e iraniana che fu arrestata per avere scattato delle fotografie di fronte al carcere di Evin, e morta alcuni giorni più tardi in prigione, probabilmente dopo essere stata torturata.
“Dopo Nasrin Sotoudeh e Narges Mohammadi – ha detto Marco Curatolo, presidente di IHR Italia – colpendo Abdolfattah Soltani le autorità del regime islamico dell’Iran hanno preso di mira un altro stretto collaboratore del Nobel Shirin Ebadi e uno dei più autorevoli difensori dei diritti umani in Iran.”
“Le autorità iraniane – ha aggiunto Curatolo – continuano non solo a violare i diritti elementari di milioni di iraniani, ma anche a perseguitare senza sosta coloro che quei diritti cercano di difenderli muovendosi non contro, ma all’interno del sistema giuridico iraniano. Questa è la più clamorosa evidenza di come la magistratura iraniana agisca nel più totale spregio delle stesse norme che dovrebbe applicare, incarcerando e condannando chi al rispetto della legalità e alla difesa dei diritti umani dedica tutta la vita”.
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