di Riccardo Cristiano
Enzo Cursio ha lavorato a lungo alla Fondazione Gorbaciov, oggi è il Vice Presidente del Segretariato dei Premi Nobel per la Pace. Lo raggiungo telefonicamente mentre i trova a Mosca. Ancora non sa delle nuove stragi di cristiani in NIgeria, dei due attentati rivendicati dai qaedisti di Boko Haram, ma non gli è difficile capire cosa stia accadendo. Mi chiede solo di controllare in quali zone del Paese si siano verificate queste ennesime carneficine. “Ovviamente nel Plateau, a Jos, e poi?” , mi chiede. ” E poi nel nord.”
“Male, malissimo. Ma l’Occidente fa un grave danno all’Africa parlando di guerra di religione; in Nigeria non c’è nessuna guerra di religione. La Nigeria è un gigante che è giunto tardissimo alla democrazia, diciamo alla fine del Novecento, ed essendo un paese etnicamente molto complesso, dove ogni gruppo etnico ha una sua autonomia, aveva bisogno di una leadership forte e al contempo attenta a governare con rispetto per tutte le etnie. E invece le cose non sono andate così, al contrario. I problemi locali si sono aggravati, ed è all’interno delle località in fermento sempre più grave che nascono i gruppi autonomi che poi fanno queste strage orrende. Intanto l’esercito si è spaccato in diversi tronconi, alcuni dei quali mettono in questione la stessa fedeltà allo Stato unitario, e quindi a dir poco si è perso il controllo del territorio.”
La Nigeria è un grande produttore petrolifero, si ha la sensazione che qualcuno sia interessato a destabilizzarlo.
“Ma non c’è dubbio che dietro tutto questo ci siano progetti di destabilizzazione. Bisogna sempre ricordarsi che stiamo parlando di uno dei principali produttori di petrolio di tutto il mondo, il petrolio nigeriano è fondamentale per far funzionare le nostre industrie, le nostre città, le nostre case, ma il popolo nigeriano rimane uno dei più poveri di tutto il mondo, tanto che quasi inosservato c’è stato recentemente uno sciopero generale di settimane per l’aumento del prezzo della benzina. La popolazione vive in condizioni petrolifero e quindi la gestione della rendita petrolifera è al centro della questione nigeriana.”