Un paio di anni fa sono stata contattata dall’Ufficio Scolastico Territoriale per partecipare ad un corso rivolto al mondo della scuola e per coordinare uno dei gruppi di lavoro che si sarebbero formati durante il corso. L’Ust e L’azienda Ulss 9 di Treviso avevano infatti predisposto un percorso formativo, rivolto ad alcune scuole pilota del territorio, dal titolo “Sviluppare strategie di Rete per la promozione della salute a scuola”. L’obiettivo del percorso consisteva nell’introdurre i principi di Promozione della Salute nei POF degli Istituti Scolastici e inserire le “life skills” nei curricola scolastici, al fine di favorire l’acquisizione, da parte degli alunni, di quelle competenze definite “competenze chiave europee” raccomandate dalle linee di indirizzo europee.
Io sono stata contattata in quanto da anni ricopro il ruolo di Referente per la Scuola per il Comitato Unicef di Treviso (un’attività di volontariato che, ormai dal 2003, mi impegna a tempo pieno) ed elaboro progetti rivolti al mondo della scuola basati sulla “peer education”, l’educazione tra pari. Da una decina d’anni infatti mi appassiono nel ricercare modi nuovi di proporre spunti di riflessione e di crescita ai bambini, ai ragazzi e alle scuole, a tal punto da passare le nottate su internet, in cerca di nuove idee o ad elaborare nuovi progetti, e da essermi iscritta alla facoltà di psicologia a Padova per completare la mia formazione in modo adeguato.
Dopo un seminario introduttivo e un adeguato percorso formativo, dove ho condiviso il concetto e le finalità della didattica per competenze, mi è stato affidato, come coordinatore, un gruppo di lavoro, formato da docenti e da dirigenti scolastici, e ci è stato assegnato il tema “ambiente”.
Lo scopo del nostro lavoro di gruppo era quello di individuare dei “compiti significativi” da proporre agli alunni (specificandone le fasce d’età e di conseguenza modulando il progetto in funzione dell’età dei ragazzi destinatari) elaborando un vero e proprio progetto “su carta” da poter poi realizzare.
Molte sono state le tematiche affrontate, e soprattutto ci si è chiesti quale poteva essere un “modo nuovo” per proporre ai ragazzi degli spunti di riflessione, di lavoro singolo e in gruppo, e di crescita. Ad esempio con il tema “rifiuti” non si è parlato solo di “raccolta differenziata”, ma anche di “diventare consumatori e utilizzatori consapevoli” in un circolo virtuoso, che comprendesse i concetti di “acquistare in modo intelligente”, “usare con cura” e “fare la raccolta differenziata”. In questo modo, quello che spesso noi individuiamo come “soluzione” (cioè fare la raccolta differenziata) diventa parte di un processo comportamentale ed educativo che porta a ben altri risultati e consapevolezza.
Abbiamo poi scelto una tematica da elaborare per stendere un progetto operativo. Ho proposto il tema dell’acqua come risorsa e come bene da non sprecare, tema spesso affrontato a scuola ma mai da trascurare.
La domanda era: “come far ragionare i bambini e i ragazzi, facendo loro veramente sentire che l’acqua non va sprecata? Che non è infinita ma che allo stesso tempo è necessaria?”
Mi è venuto in mente di una mia vacanza in camper, da ragazza, con degli amici. Lì l’acqua dei serbatoi era necessariamente razionata: ce n’era una certa quantità, da dividersi fra tutti, e fino al successivo rifornimento non avevamo scelta: il consumo andava centellinato.
Quei pochi giorni di vacanza avevano veramente cambiato il mio modo di concepire la “risorsa acqua”: non più un qualcosa che sgorga dal rubinetto all’infinito, ma una risorsa preziosa di cui avere cura.
Così ho proposto al mio gruppo di lavoro di ragionare attorno a questo concetto: “ e se l’acqua, ai ragazzi, gliela togliessimo?”
Non ovviamente quella per bere (anche se in molti paesi del mondo purtroppo questa è la drammatica realtà) ma tutta l’acqua che comunemente si usa per lavarsi, cucinare, annaffiare i fiori, pulire e…. giocare in bagno!
Abbiamo quindi elaborato delle tabelle sui consumi dell’acqua, ipotizzando un consumo medio per un certo periodo di tempo, che prevedesse anche una certa “rinuncia” alla disponibilità illimitata di acqua.
Quando abbiamo presentato il progetto, specificato nei minimi dettagli, agli altri gruppi di lavoro abbiamo incontrato una certa diffidenza. C’è anche chi ha sollevato il problema che “probabilmente i genitori si sarebbero arrabbiati… già i ragazzi non si lavano… se poi gli togliamo pure l’acqua!”
Il periodo di formazione si era concluso, e come ogni buon progetto il tutto si stava volgendo al termine.
Ma…
Ma una maestra coraggiosa, durante quest’anno scolastico, ha deciso di proporre il progetto, prima alle famiglie e poi agli alunni di una classe quinta di una scuola elementare.
Non ti racconto altro: ti lascio ascoltare i risultati dalla voce dei ragazzi:
http://www.progettieducativi.com/acqua
* referente Unicef per la scuola, responsabile di Progetti Educativi