di Francesco Siciliano*
A pochi giorni dalla designazione di Anna Maria Tarantola alla presidenza e di Luigi Gubitosi alla direzione generale della Rai si delinea un nuovo modo di concepire il servizio pubblico televisivo. Qualcuno ha già detto che è stata compiuta una forzatura ed è in parte vero, o peggio, da coloro che si oppongono a questo cambiamento, che sarà venduta cara la pelle delle spoglie di una lottizzazione che era diventata , invece, la prassi e la normalità di quella azienda malata.
Certamente, soprattutto la designazione del dg, è una forzatura delle regole , non vi è dubbio che la provenienza di queste due figure è lontana da competenze editoriali o culturali ma ha una forte componente di terzeità, di essere fuori da logiche di appartenenza che a ben guardare rappresenta da molto tempo , appunto, la malattia non solo della Rai ma dell’intero Paese.
In questo quadro bene ha fatto Bersani ad insistere nel dire che il Partito democratico non parteciperà ad una lottizzazione fatta per legge, che come quella elettorale è una delle peggiori fatte dai governi presieduti da Berlusconi.
La nomina di questi marziani, come li ha definiti genialmente Carlo Freccero, unico dirigente televisivo che è stato epurato perché sapeva fare la televisione, forse può rappresentare “lo spariglio” che oggi è necessario per dare credibilità ad un servizio pubblico in crisi editoriale ed in crisi produttiva. La volontà di Bersani, invece, potrebbe essere la continuazione di questo processo di cambiamento nel rapporto fra politica e Rai.
Ma qualora anche gli altri partiti trovassero il modo di superare la spartizione della tv pubblica, il problema dell’informazione non sarebbe risolto. Questo è l’unico paese in cui i giornalisti intervistano altri giornalisti come fossero giocatori in campo, come avessero le casacche di questo o di quel partito, come se quella volontà di lottizzazione fosse accettata e benedetta da tutti, spettatori ed abbonati Rai seduti in prima fila inclusi.
Destra e sinistra hanno i loro campioni, intere testate sono diventate i megafoni di interessi e presunti valori come tutto o quasi; toghe rosse e toghe azzurre comprese. E’ stata certamente una degenerazione del conflitto di interessi berlusconiano ma non solo, in questo la Rai di ogni tempo è certamente da considerare una sorta di brodo primordiale. Arrivando oggi addirittura ad avere un giornale che, forse, vorrebbe presentare direttamente una lista al prossimo confronto elettorale.
Allo stato attuale è difficilissimo trovare giornalisti e redazioni che non siano parte di questo grande meccanismo spartitorio, fra le testate televisive forse solo skytg24 si sottrae a questo sistema di apparentamento politico. I partiti italiani, e questo rappresenta certamente una enorme debolezza, hanno progressivamente smesso di fare politica ed hanno iniziato a fare solo comunicazione ed invece i giornali hanno intrapreso un percorso contrario, facendo sempre meno informazione e più demagogia. Questi “marziani”a viale Mazzini da soli non possono essere la soluzione ma potrebbero essere un tassello per cominciare ad intraprendere una strada più trasparente ed utile al sevizio pubblico che come tutti sanno è da sempre lo specchio del Paese.
*Vice responsabile cultura e informazione pd
tratto da http://www.liberiasinistra.it