Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi, questi i due nomi usciti dall’incontro delle associazioni della società civile. È stato un lavoro difficile?
È stato un lavoro importante. È molto importante che le associazioni della società civile siano riuscite a dare, senza rotture ma anzi in piena condivisione, nomi importanti per quello che riguarda il futuro del Consiglio di Amministrazione della Rai. Ma è fondamentale che tutte e quattro le associazioni abbiano condiviso che non si può più aspettare per riformare la governance della Rai. il sistema dell’informazione italiana va cambiato: non si può accettare ulteriori norme bavaglio, la Gasparri deve essere cambiata, deve essere cancellata. Questo è il punto più qualificante dell’attuale presa di posizione dell’insieme di questo vastissimo mondo di associazioni, che credo debba essere adesso fatto vivere nella discussione all’interno del Cda Rai , quanto nella discussione nel Paese e tra forze politiche. E anche per questo abbiamo chiesto al segretario Bersani, che ci ha scritto la lettere alcuni giorni fa, un incontro in tempi immediati per discutere di come organizzare un cantiere di proposte e di discussione su questi temi con tutti coloro che vogliono partecipare”.
Fammoni, il valore simbolico che prefigura il futuro di una governance Rai diversa, è evidente e chiaro a tutti, ma concretamente, nella vita della più grande azienda culturale italiana dei prossimi anni, i nomi nuovi proposti dalle associazioni su richiesta di Bersani, insieme a quelli proposti e segnalati dal governo – potranno rappresentare già un avanzamento?
“Non lo so. Noi non abbiamo cambiato idea. Con queste regole è difficile governare, anzi non è possibile governare la più grande azienda culturale italiana : è l’esperienza che lo dimostra. Quindi il cambio delle regole è urgentissimo; naturalmente, inserire all’interno di questo gruppo dirigente dell’azienda pubblica persone che vengono dal mondo delle associazioni, che sanno intervenire sui temi della legalità, della povertà e del lavoro, che abbiamo capacità di ascolto e, soprattutto, che sappiano valorizzare l’enorme potenziale delle professionalità che stanno all’interno della Rai – quelle presenti ora e quelle che sono state espulse , e che debbono poter tornare a lavorare nel servizio pubblico – credo che rappresenti il privo avvio di un percorso che, però, senza la riforma della governance, non credo potrà compiersi.