E’ stato presentato ieri a Roma, presso la sede della FNSI, il secondo rapporto di monitoraggio sullo stato di attuazione da parte dell’Italia delle 92 raccomandazioni ricevute, in sede alla Revisione Periodica Universale, dal Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Le 92 raccomandazioni – nel rapporto analizzate dagli esperti delle singole ong e associazioni del comitato secondo le aree di intervento e competenze- ricevute dall’Italia riguardano: Diritti civili e politici, Diritti dei migranti, Tortura e altri trattamenti disumani e degradanti, le Sparizioni forzate, il Traffico di esseri umani Treaty bodies, la Pubblica sicurezza, i Diritti dei bambini, la Discriminazione razziale, Diritti delle donne, Diritti delle minoranze, Libertà di credo e di pensiero, Educazione e formazione ai diritti umani, Libertà di opinione ed espressione, Diritti sessuali, Diritto alla educazione, Diritti delle persone con disabilità, Diritti dei rifugiati, Diritti delle persone detenute, Giustizia, Libertà di stampa, Libertà di espressione ed opinione, Diritto alla abitazione, Diritto all’uguaglianza, Libertà di movimento, Diritto al cibo, Diritto alla salute, Ambiente e Sviluppo.
“Sono trascorsi due anni da quando il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, attraverso la Revisione Periodica Universale, espresse 92 raccomandazioni all’Italia sullo stato dei diritti umani nel nostro paese.Con questo rapporto le ong e associazioni del Comitato italiano intendono tenere alta l’attenzione e il dibattito su questi temi. Ad oggi il governo italiano non ha ancora tradotto il testo e siamo in attesa di un mid term report, così come auspitcato dal Consiglio. Chiediamo quindi al Governo di preparare, seguendo l’esempio di altri paesi dell’Unione Europea, un Rapporto di follow up a medio termine, di inviarlo all’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e di prodigarsi per dare attuazione alle raccomandazioni. Priorità venga data alla costituzione di un’ISTITUZIONE NAZIONALE INDIPENDENTE PER I DIRITTI UMANI IN ITALIA, essendo il nostro l’unico paese dell’UE privo di un meccanismo garante e indipendente, la previsione del reato di tortura nel nostro codice penale, la protezione dei diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle donne vittime di violenza e dei detenuti e il diritto all’informazione libera e indipendente – ha dichiarato Carola Carazzone, portavoce del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani e presidente del VIS.
“In tema di autonomia dell’informazione, le raccomandazioni all’Italia del Consiglio Onu per i diritti umani continuano a cadere nel vuoto. Nell’ultimo anno il governo è cambiato, ma non è cambiato il sostanziale disinteresse a risolvere la concentrazione delle risorse, la soffocante sudditanza del servizio pubblico, il conflitto di interessi. Da un osservatorio internazionale, tra Berlusconi e Monti non si registrano su queste materie apprezzabili discontinuità: come del resto attestano le recenti nomine all’Agcom e la paralisi che sta portando a fondo la Rai. Il Presidente del Consiglio, che dei parametri internazionali è difensore strenuo in materia economico-finanziaria, sembra ignorare che all’Italia è chiesto di migliorare le sue prestazioni anche nel campo dei diritti umani. E a tanti cittadini e cittadine la maglia nera che le organizzazioni internazionali ci assegnano sul terreno delle libertà e del rispetto della dignità umana fa male non meno del peso del debito pubblico.”- ha sottolineato Il Presidente della Fnsi, Roberto Natale.
“Siamo in un Paese privo di una cultura istituzionale dei diritti umani e questo spiega perché gli appelli internazionale sono diventati retorica. Nelle carceri a giugno 2010 c’erano 66.500 detenuti, due anni dopo sono ancora 66.500.II tasso di sovraffollamento, però, è cresciuto perché mancano i fondi perfino per la manutenzione ordinaria. Così si chiudono sezioni e si ricavano posti dai pochi spazi a disposizione”.Nel2010 il vceministro Scotti ha riferito alle Nazioni Unite che la legislazione in vigore è sufficiente a coprire le ipotesi di tortura ma noi sappiamo che non è vero. Lo ha detto di recente anche la giurisprudenza in un caso epocale. Il 30 gennaio scorso il giudice di Asti ha prosciolto alcuni agenti penitenziari asserendo che i maltrattamenti documentati a danno di 2 detenuti sarebbero stati puniti se il reato di tortura fosse stato previsto nel codice. Ora in Parlamento si sta lavorando a un testo per introdurre il reato. Con il cambio di legislatura alle porte siamo tutti pessimisti. Ci si dirà che non ci sono i tempi tecnici. Noi diremo: peccato, ci potevate pensare 4 anni fa.” – dichiarazione di Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone.
“Riteniamo che l’impegno del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani sia fondamentale per ribadire un concetto che in Italia viene spesso trascurato: i diritti del lavoro e sindacali sono diritti umani. In un periodo di forte recessione economica come quella che stiamo vivendo, la crisi diviene pretesto per reprimere le tutele e attaccare i diritti fondamentali. Occorre quindi vigilare per evitare che il lavoro venga svuotato di qualità e di dignità.” – ha dichiarato Silvana Cappuccio del Dipartimento Politiche Globali della CGIL.
“Anche questo anno abbiamo portato a termine il nostro impegno come società civile rispetto alle raccomandazioni UPR all’Italia, il secondo rapporto di monitoraggio rappresenta un ulteriore passo avanti nel percorso che condurrà l’Italia fra due anni davanti alle Nazioni Unite per la seconda Revisione Periodica Universale che considera i suoi adempimenti rispetto ai diritti umani. Ci lasciamo oggi con la promessa di ritrovarci allo scadere del prossimo anno per portare avanti il monitoraggio e costruire insieme quella banca dati necessaria per l’appuntamento finale del 2015 -ha concluso Barbara Terenzi, Fondazione Basso Sezione Internazionale e coordinatrice del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani in Italia.
tratto da http://volint.it