Sembra proprio un testo destinato ad avere una gestazione difficile. Presentato dall’allora guardasigilli Angelino Alfano come lo strumento che avrebbe debellato il male della corruzione in Italia una volta per tutte, dopo due anni è ancora oggetto di discussioni. Lente, lunghe, cavillose. Ridisegnato e migliorato dal lavoro dei ministri Patroni Griffi e Severino, coadiuvati dal un gruppo di magistrati e tecnici che ha elaborato il nuovo testo, passato dalle forche caudine delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, è giunto finalmente in aula. Giusto in tempo per far riesplodere le polemiche. Oggetto del contendere alcuni degli articoli del testo in discussione.
Vediamoli nel dettaglio.
L’articolo 4, ad esempio,: «modifica l’articolo 153 del d. lgs. 165/2001 in tema di incompatibilità, cumulo di impieghi e incarichi dei dipendenti pubblici». Tra le proposte sul tavolo quello di impedire che chi abbia svolto un incarico politico non possa ricoprire una carica dirigenziale all’interno della pubblica amministrazione se non dopo uno stop di tre anni. Un modo semplice per evitare ai politici di avere un ripiego, ben remunerato, all’interno dell’apparato dello Stato. Una norma che non piace a tanti e che rischia di impantanare il governo in un “Vietnam” parlamentare. Ferma l’opposizione del Pdl, che vede nella norma una criminalizzazioni dei politici, come se fossero – dicono alcuni deputati – tutti dei delinquenti.
Altro problema, sempre in aula, è rappresentato da un emendamento del Pd, poi ritirato, ma ripreso dall’Idv e approvato dall’aula con il voto anche dei democrats. L’emendamento recita che: «L’omissione del versamento del compenso da parte del dipendente pubblico indebito percettore costituisce ipotesi di responsabilità erariale soggetta alla giurisdizione della Corte dei Cont». Un’operazione che ha fatto, nuovamente infuriare il Pdl e che ha spinto il Governo a chiedere uno stop per fare il punto con le forze politiche. Il rischio, non molto celato, è che il testo possa naufragare nelle paludi dello scontro incrociato tra i partiti, provocando un danno all’intero Paese, nel ventennale di Tangentopoli.
Dura la reazione del mondo dell’associazionismo. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera e animatore della campagna “Corrotti!” sbotta: «Basta con questi compromessi. Il Paese ha bisogno di chiarezza e di trasparenza». Quella chiesta da più di un milione di italiani che ha aderito alla campagna contro la corruzione. Ci sono -avverte don Ciotti – «delle resistenze della politica, che deve difendere alcuni meccanismi legislativi». L’invito è che queste “resistenze” siano superate e che la politica faccia la sua parte, fino in fondo e seriamente.
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