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Da Bankitalia alla Rai. Bene i conti ma le idee?

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Mario Monti ha deciso ed ha spiazzato un po’ tutti sulle nomine Rai attese da settimane in una situazione di stallo sempre più imbarazzante. Dei tre nomi avanzati due sono noti: per la presidenza Anna Maria Tarantola vice-direttore generale di Bankitalia dov’è ininterrottamente dal 1971, lombarda, formatasi alla Cattolica di Milano, laureata con Luigi Frey; per la direzione generale un altro esperto di questioni finanziarie, Luigi Gubitosi, già Ad di Wind Telecomunicazioni fino all’aprile 2011, dopo un passaggio in Fiat, ora country manager alla Bank of America per l’Italia, docente alla Luiss. Per il consigliere che dovrà rappresentare il Ministero dell’Economia, ha fatto il nome di Marco Pinto che viene dritto da quello stesso Ministero, dove è stato braccio destro di Tremonti. Quindi un altro guardiano dei conti.

Nel ’93, di fronte ad un bilancio Rai disastrato, con la prospettiva di portare i libri in Tribunale, i presidenti delle Camere nominarono i cinque consiglieri di amministrazione, chiamati poi “i professori”, i quali, secondo la legge allora vigente, elessero al loro interno l’economista Claudio Dematté presidente. Gli altri quattro erano Feliciano Benvenuti, amministrativista, Tullio Gregory, filosofo, Paolo Murialdi, giornalista, ed Elvira Sellerio, editore. Direttore generale, il giornalista Gianni Locatelli, ex direttore del “Sole 24 Ore”. C’era comunque una certa varietà di competenze, anche se quelle specificamente radiotelevisive non spiccavano molto.
Oggi,di fronte a difficoltà finanziarie meno drammatiche, forse, di quelle di un ventennio fa, il capo del governo avanza designazioni tutte finalizzate, culturalmente, al riassetto economico-finanziario. Fra l’altro, secondo la legge, il direttore generale deve essere proposto dal CdA all’azionista della Rai, ricevere da esso l’approvazione e convalidare in via definitiva la nomina. Per ora non si vede nelle nomine varietà di competenze, tantomeno in senso radiotelevisivo. Per i conti della Rai andranno anche bene, ma l’emittente di Stato non soffre soltanto sul piano economico-finanziario, è in crisi di identità come servizio pubblico, presenta una rete, Raidue, presso che in caduta libera, riesce a perdere talora il confronto con la stessa Mediaset colpita gravemente dalla crisi della raccolta pubblicitaria (crisi potenziata dalla perdita di Palazzo Chigi per Silvio Berlusconi), ma ancor più da una crisi di creatività da far tremare. E da far pensare che la prospettiva di un ingresso in Telecom non sia poi una prospettiva lunare.
Il governo manda in Viale Mazzini persone che sanno certamente maneggiare i conti e i numeri nel modo più efficace, ma che non hanno dimestichezza alcuna col telecomando o con la manopola della radio. Per ora molti punti interrogativi rimangono sospesi sul vertice della più grande azienda culturale del Paese che produce tante cose, informazione, cultura, intrattenimento, musica, spettacolo, sport, cinema, fiction, programmi per ragazzi, e l’elenco potrebbe continuare a lungo, un’azienda dalla grande rete tecnologica, passata al digitale terrestre senza avere capitali da investire in prodotti nuovi e in canali veramente nuovi. Sbarcheranno gli alieni, come dice qualcuno, o i marziani in Viale Mazzini e a Saxa Rubra ?

* Pubblicato su “l’Unità”


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