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Beni confiscati e burocrazia farraginosa. Il caso di Chiaiano

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A febbraio è stato sequestrato dalla polizia, perché coltivato abusivamente in un terreno confiscato alla camorra a Chiaiano. Oggi, a distanza di quattro mesi, un vitigno di 140 ettari sottratti al clan dei Nuvoletta attende ancora di essere assegnato alle associazioni del territorio. Un bene che ha una lunga storia fatta di burocrazia farraginosa, riappropriazioni illecite e sogni. Quelli dei ragazzi di Scampìa seguiti dall’associazione “Resistenza anticamorra”, cui il terreno è stato affidato, per ora in via ufficiosa, dall’ottava municipalità. L’odissea del bene sottratto alla criminalità comincia nel marzo 2010, quando il Comune lo assegna alla municipalità presieduta oggi dal presidente Angelo Pisani, dopo averlo avuto in concessione dal Tribunale. Ma accade che qualcuno decide di riprenderselo quel bene e coltivarci un vigneto e un pescheto. Tutto, ovviamente, in maniera illecita. Da qui il blitz dei poliziotti del commissariato di Scampìa guidati dal primo dirigente Michele Spina. Ma i guai sembrano non avere mai fine per il fondo che si trova, per la precisione, in contrada “Martino sopra fuschi”. Dopo il sequestro, infatti, l’area è rimasta completamente abbandonata. Senza permettere a chi ne avrebbe i mezzi di contribuire all’effettivo riutilizzo sociale. A denunciare la situazione di impasse che avvolge il bene confiscato è Ciro Corona, presidente di “Resistenza anticamorra”. Il terreno, affidato alla municipalità con una destinazione d’uso decisa dalla precedente amministrazione comunale, attende di essere assegnato alle associazioni del territorio per attività sociali e produttive «ma la destinazione d’uso istituzionale non lo prevede – spiega Corona – solo il Comune di Napoli può cambiarla, anche se nello stesso tempo intende affidare il bene con bando pubblico, il che vuol dire tra non meno di un anno. E intanto? Il vigneto, il pescheto e il ciliegeto sono abbandonati da quattro mesi senza le necessarie cure (potatura, disinfestanti, semine e raccolte). Il direttore e il presidente della municipalità hanno effettuato verifiche e proposto ad associazioni di categoria interventi immediati per un probabile affidamento del bene ma nessuno sembra essere disponibile. A noi è stata fatta la proposta per un affidamento temporaneo fino a soluzione definitiva. Il problema – continua il presidente di “Resistenza anticamorra” – è che ricevere il bene in affidamento significa investire migliaia di euro per poi rischiare di vederselo sottrarre dal Comune fra un anno? Intendiamo accettare la proposta – previe garanzie del Comune di Napoli – per farne la sede di una cooperativa di inserimento lavorativo per minori a rischio, ex camorristi ed ex detenuti che oggi hanno cambiato vita. Ecco perché ci auguriamo che l’amministrazione di Palazzo Sa Giacomo riesca a trovare soluzioni immediate». Quello di Chiaiano è il primo bene agricolo del Comune confiscato alla camorra, per il quale ad affiancare l’associazione di Scampìa nella battaglia per l’affidamento c’è anche il Comitato Don Peppe Diana, che opera sui beni confiscati del casertano da Casal di Principe a Maiano di Sessa Aurunca fino ad Aversa. La soluzione, secondo Corona, potrebbe essere «un accordo ufficiale col sindaco di Napoli Luigi De Magistris e l’assessore comunale al ramo affinché quel bene diventi luogo di lavoro, sviluppo e legalità. Noi andremo avanti, nonostante le difficoltà, per far diventare quel terreno un presidio di legalità a partire dai campi di volontariato estivi. Ma le armi vincenti restano due: da una parte creare lavoro e sviluppo per un quartiere che conta il 75% di disoccupazione, dall’altra agire “con” le istituzioni, perché le battaglie si vincono insieme e questa potrebbe essere una guerra vinta per la nostra città».

 


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