“Francamente non comprendiamo le parole del ministro riportate in Ansa. Il Ministro dell’Interno interviene nella nostra vicenda oggi, quando e’ stata messa la parola fine ad ogni discussione sulla verità di quanto accaduto a nostro figlio”. Così scrivono in una lettera Patrizia e Lino Aldrovandi , genitori di Federico.
“Il Ministro dell’Interno -prosegue la lettera – nei primi mesi successivi alla morte di Federico, ci aveva voluto incontrare ed aveva chiesto per noi che si facesse luce su quanto accaduto attraverso un regolare processo.
Oggi dopo sette anni di processi, tre gradi di giudizio, il Ministro Dell’Interno usa il condizionale o la formula dubitativa per interpretare il caso Aldrovandi.
“Sse ci sono stati degli abusi….sembrerebbe…” e così via.
Perche’ allora usa il condizionale quando il Suo ruolo istituzionale non lo permetterebbe?
Perche’ mette le mani avanti dichiarando rispetto per la magistratura mettendone poi in dubbio l’operato?
Quel condizionale sig Ministro , e’ fuori luogo , inopportuno e poco rispettoso delle Istituzioni.
Non può il ministro dell’interno mettere in discussione una sentenza passata in giudicato su una questione singola e specifica.
Sono stati commessi abusi tanto gravi da provocare la morte di un ragazzo appena maggiorenne incensurato e di buona famiglia.
Padre poliziotto e nonno carabiniere.
Quel padre poliziotto e quel nonno carabiniere che appartengono alle forze dell’ordine di cui Lei giustamente parla, hanno pazientemente aspettato 7 anni di processo e tre sentenze per veder riconosciuta quella verità terribile che sempre hanno saputo.
Auspicheremmo uguale rispetto da parte Sua”.