Proteste e proposte a parte i nuovi membri dell’Agcom sono stati eletti seguendo il vecchio schema della lottizzazione, questa la denuncia di chi oggi ha deciso di astenersi dal voto. A poco dunque sono valsi i curricula arrivati in gran quantità, le richieste di trasparenza e democrazia proprio a partire dall’Autorità garante delle comunicazioni.
Sonora, già da questa mattina mentre si tenevano le operazioni di voto, la protesta da parte delle associazioni facenti parte di Open Media coalition e di partiti come Idv e Radicali. Nel corso di una conferenza stampa tenuta sul momento i parlamentari che hanno deciso di non prendere parte al voto (da Antonio Di Pietro ad Arturo Parisi, da Beppe Giulietti a Pancho Pardi a Marco Beltrandi) hanno spiegato la decisione facendo riferimento all’iter che ha portato alla selezione dei candidati, contraddistinto dall’assoluta mancanza di trasparenza e che non tiene contro di una richiesta di democrazia e partecipazione da parte della società civile.
Toni molto duri sono stati utilizzati nei confronti del Pd che si sarebbe piegato a tali logiche lottizzatrici, tanto da essere bacchettato da un Arturo Parisi in aperto contrasto con la linea scelta dal suo partito.
Di “pagina nera per la democrazia” ha parlato Nichi Vendola, intervenuto alla conferenza stampa, di “fatto gravissimo” Beltrandi dei Radicali, mentre Di Pietro ipotizza che, nomine siffatte possano venire bloccate dal giudice amministrativo.
A rilanciare sfidando in qualche modo il Governo per l’altro fronte caldo, quello del Cda Rai è il portavoce di Articolo21, Giuseppe Giulietti: “Ha messo quattro fiducie sull’articolo 18, non capisco perche’ non possa venire in Aula con la sua proposta di riforma della Rai e dire ‘metto la fiducia”.
Come ulteriore segno di protesta, a fine conferenza stampa i presenti ( tra parlamentari ed esponenti delle associazioni) hanno inscenato un flash-mob durante il quale sono stati strappati i fogli con tutti i curricula inviati in questi giorni alla Camera e le 47.000 firme per la trasparenza raccolte da Avaaz.
Ora le associazioni, assieme ai parlamentari che oggi si sono astenuti sono determinate a fare appello al Presidente della Repubblica affinchè non firmi il decreto di nomina che condannerebbe l’Italia a 7 anni molto difficili per l’Informazione e la libertà in Rete, mentre le associazioni promotrici di Open Media coalition hanno già annunciato che presenteranno formale ricorso al Tar.