In Germania braccio di ferro e lotta di potere tra due donne, Merkel e Kraft, dopo le ultime elezioni in Nord – Reno – Vestfalia. Nella stessa settimana in Italia la donna ha vissuto la festa della mamma, la manifestazione anti abortista – animata da chi scende in piazza solo per il diritto alla vita, ma non scende per i diritti delle donne -. Poi notizie di cronaca che si accavallano, e soprattutto i femminicidi, che non cessano di allarmare. Che mondo è questo?
“È un mondo che non funziona. Tu hai citato delle donne profondamente diverse fra di loro: Merkel e Kraft sono l’esempio più lampante, ma se vuoi ti porto un altro esempio italianissimo, ovverosia l’annunciatrice Rai che l’azienda vorrebbe licenziare perché incinta, e la Direttrice generale della Rai. Ora, dire “donna” non è esaustivo per indicare un mondo ed un modo di pensare. Io faccio parte di Giulia, che è l’associazione di giornaliste che chiedono che l’informazione torni a raccontare la realtà; e noi proviamo a guardare la realtà. La realtà è l’assoluta mancanza di donne – in Italia particolarmente gravosa – ed un attacco continuo e costante ai diritti del lavoro e della persona – in entrambi i casi in particolare ai diritti delle donne. Riparto dall’ultimissimo dato di cronaca: Alessia Patacconi, volto di Rai3 da molti anni, la “nuova guardia” delle annunciatrici, che ormai da una decina di anni vediamo in televisione. Lei è una precaria a partita Iva, come tanti e troppi nella tv pubblica, oltre che nelle aziende private. Le annunciatrici Rai, per noi, sono la Rai. Uno pensa alla Orsomando e tira via. Oggi, invece, sono delle precarie. Il fatto che la Rai, dopo le denuncie di qualche mese fa su quel codicillo contrattuale che permetteva alla Rai di allontanare le precarie che aspettavano un bambino, ora ha nelle sue carte nuove formule: o tu garantisci una “dignità di prestazione”, ed il contratto viene quindi congelato per un paio di mesi, oppure se vuoi andare in maternità da precaria, viene meno il rapporto fiduciario con l’azienda, e rischi il licenziamento. Di questo stiamo parlando. Se parliamo di questo, di diritti così basilari che questo Paese ha messo come suoi diritti cardine da quando è una democrazia, di quali donne stiamo parlando quando si muovono con tanta virulenza, come abbiamo visto domenica, i movimenti anti-abortisti? Si è gridato contro le donne assassine. La domanda che ha me è rimasta è questa: dove sta l’assassinio? Quale vita si sta proteggendo? Perché non si protegge la vita, cioè il figlio che vogliono le precarie? Perché alle precarie è negato il diritto alla maternità? I due temi sono un tema solo. L’oscurantismo con cui si attacca la legge 194 sembra non vedere qual è la realtà di oggi in Italia, e cioè che le precarie, anche nel pubblico, anche i volti noti, anche la ragazza che da 10 anni vediamo in tv, rischiano di finire per strada perché scelgono un figlio”.