Salvatore Giuliano, lei è preside del Majorana di Brindisi, la scuola che stamane ha ospitato studentesse e studenti della Morvillo. Oggi i funerali della ragazza uccisa. Ma cosa rappresenta la scuola nel tessuto della società brindisina?
“È un punto di frontiera, un punto di riferimento per la comunità brindisina. La scuola riesce molte volte a dare delle risposte che diversamente non si riescono a trovare nella società”.
Il ceto dei professori ma più in generale tutto ciò che ruota intorno alla scuola a Brindisi, non rappresenta una cosa da poco: voi siete riusciti, in una terra che, come tante terre italiane, di problemi ne ha più di uno, a fare qualcosa di buono, a creare un esempio per il Paese. Ce ne può parlare?
“Sì. Tre anni fa abbiamo lanciato un progetto che abbiamo denominato “book in progress”, libri di testo scritti dai docenti; attualmente abbiamo circa 70 istituzioni scolastiche in tutta Italia, con 800 docenti che collaborano, suddivisi in redazioni, per la scrittura di contenuti che formiamo a prezzi veramente modici alle famiglie, sia in formato cartaceo che in formato digitale”.
Come dire: visto che le borse delle famiglie italiane sono abbastanza vuote, e lo erano anche prima della crisi dirompente che stiamo vivendo, la classe degli insegnanti di Brindisi, allargata poi ad altri insegnanti in altre parti d’Italia, si è inventata una maniera di rendere la scuola più accessibile anche per i figli di chi soldi non ne ha …
“Assolutamente. È un valore aggiunto del nostro progetto, che è si fonda sul obbiettivo di scrivere contenuti che siano adatti ai ritmi di apprendimento dei nostri ragazzi”.
Senza sfiorare la retorica, una scuola mobilitata quanto conta nella più generale crescita e formazione della personalità degli adolescenti? Ed in particolare , il riferimento che tutti fanno ad una particolare presenza di temi sulla legalità nelle vostre scuole, è reale?
“Assolutamente sì, e abbiamo un ruolo determinante. Le stesse famiglie che sono strette nel lutto in questi giorni hanno visto in noi un riferimento. Ieri e domenica siamo stati aperti. C’è stata una grandissima affluenza di alunni, di genitori, di cittadini; la scuola è sicuramente un presidio di legalità in tutta Italia. Noi abbiamo esercitato il nostro ruolo, nulla d’eccezionale: abbiamo fatto quello che è demandato alle scuole, ai docenti, a tutti gli operatori scolastici”.
I ragazzi è anche giusto che dimentichino; ci auguriamo tutti che le studentesse della Morvillo che oggi voi avete ospitato al Majorana, dimentichino le immagini e le scene di sangue cui hanno assistito; ma c’è qualcosa in positivo che potranno ricordare? Cosa può rappresentare questa esperienza in una terra che – lo ricordiamo- di problemi ne ha tanti, anche connessi a legalità e illegalità ?
“L’aspetto positivo di questa drammatica vicenda è stato il grande abbraccio di solidarietà nazionale. Ieri mattina abbiamo lanciato l’iniziativa delle scuole aperte, e diverse centinaia di scuole in tutto il territorio nazionale hanno accolto il nostro invito; ci sono state migliaia di testimonianze via telefono via fax; in qualunque modo hanno voluto dimostrare la vicinanza alla nostra realtà e a quello che avvenuto a Brindisi, ed il loro abbraccio è l’abbraccio della nazione alla povera Melissa Bassi, che non è più con noi”.
Professore, preside, lei insegna anche alla Morvillo: conosce quei volti, quelle facce, quelle ragazze che erano le compagne di Melissa. Come le ha trovate?
“I ragazzi la prima cosa che mi hanno detto già a partire dalla mattinata del sabato era che avevano paura di tornare a scuola. Noi gli abbiamo spiegato, con tutti i nostri limiti, che non si deve aver paura di tornare a scuola. Domani mattina io sarò lì fuori, dove c’è stato l’attentato, ad attendere i miei alunni, ed al suono della campanella li accompagnerò in classe. Non si deve avere paura di andare a scuola”.