Da mesi si parla dell’Imu, ma l’Imu non ha ancora avuto un impatto concreto: la si comincerà a pagare da giugno. Intanto, l’inflazione si è per così dire “stabilizzata” al 3,3%, la benzina è aumentata del 21% in un anno, ed il carrello della spesa è più pesante del 4,7%. Cosa siamo di fronte? L’inizio di una devastazione sociale?
“Possiamo definirla tale. Secondo i nostri conteggi, l’aumento dei prezzi, delle tariffe ed anche delle tasse – che comprendono l’Imu, le accise sulla benzina e via dicendo – comporterà una riduzione del potere d’acquisto delle famiglie di 2.201 euro. Naturalmente, all’interno di questo dato, ci sono le ricadute, squisitamente per prezzi e tariffe, di 1.300 euro. La situazione è francamente drammatica, perché questa caduta del potere d’acquisto si innesta su di un potere di acquisto già ridotto negli anni scorsi a livelli infimi. La situazione è grave: o si da corso immediatamente alla “seconda fase”, a processi di investimento per ridare lavoro, soprattutto lavoro, ai giovani, ai disoccupati e via dicendo, oppure si corre il rischio di un avvitamento della crisi sociale che è in atto nel Paese”.
L’Europa da tutti richiamata, evocata ed anche esorcizzata, che cos’è? Una cornice obbligatoria o rischia di essere anche una galera?
“Se si continua così, non si capisce più cosa possa essere l’Europa. Perché l’Europa che mostra scarsa solidarietà verso la Grecia oppure l’Europa che non vuole intervenire sulle questioni più generali del debito di tutti i paesi, o ancora un’Europa che non fa passi in avanti verso una maggiore coesione politica oltre che sociale, è un’Europa che rischia – e questa è quasi una certezza – la deflagrazione. Si devono fare passi in avanti, altrimenti si corre proprio il rischio di annullare questo processo molto importante che è la costruzione della comunità europea. Quindi bisogna andare avanti. Fermarsi, oppure aspettare che ognuno possa da solo risolvere i propri problemi, significa contribuire all’estinzione del progetto europeo”.