Pietro Orlandi su Sant’Apollinare: «Passo importante per continuare indagini»

0 0

di Norma Ferrara
La giornata più lunga, per i familiari di Emanuela Orlandi, giovane studentessa scomparsa 29 anni fa a Roma, nei pressi della Chiesa Sant’Apollinare, si è appena conclusa. E’ stata riesumata la salma del boss della Magliana,  “Renatino” De Pedis,  ucciso il 2 febbraio 1990 in un regolamento di conti a Campo de’ Fiori. Un confronto necessario per verificare  eventuali collegamenti con la scomparsa della ragazza, cittadina vaticana. In poche ore il primo risultato della perizia fatta dagli esperti sul corpo consegna esito positivo: è di De Pedis la salma ritrovata nella Basilica. La sepoltura del boss è un fatto singolare sul quale numerosi fedeli chiedono risposta da anni. Nella tomba anche una cassettina che sarà esaminata dagli esperti, ma contrariamente a quanto affermato in un primo tempo dalle agenzie di stampa, non contiene ossa da ispezionare. Ossa che sono, invece, presenti come prevedibile nell’ossario della cripta in cui era sepolto il boss della Magliana. Su queste e altre notizie,  abbiamo sentito il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi.

Un primo passo verso la verità. Hai definito così la giornata di oggi  parlando con la stampa presente davanti a Sant’Apollinare …
Era un passo che andava fatto, confermo. Non tanto perché ritenessimo fondata l’ipotesi che quel corpo non fosse di De Pedis (era una delle piste che si sono accavallate sul caso Orlandi, ndr) quanto per fugare ogni dubbio, per essere certi di poter andare per esclusione, eliminando piste d’indagine che non rispondono a fatti accertabili.

Come si è svolta oggi la giornata?
Eravamo lì da stamattina presto, abbiamo seguito l’operazione realizzata dagli esperti. Per quel che ho potuto vedere le cose sono state fatte nel miglior modo possibile. C’è stata solo oggi pomeriggio, quando abbiamo lasciato la Basilica, un fraintendimento sulla cassetta ritrovata nella tomba e le notizie che parlavano del ritrovamento di altre ossa nella tomba.

Si, è circolata la notizia di ossa presenti nella cassetta ritrovata nella tomba, puoi darci informazioni più precise?
Da quello che abbiamo appurato attraverso magistratura e esperti che hanno fatto l’operazione di identificazione e ispezionato la tomba, dentro quest’ultima è stata ritrovata una cassetta, che sarà analizzata dagli inquirenti della scientifica. Nella cripta che contiene la tomba, invece, come era prevedibile è stato ritrovato l’ossario.

Quello di oggi è stato “un primo passo per una collaborazione fra Vaticano e magistratura”?
Dalla lettera inviata dal Vaticano qualche settimana fa si  è aperto un varco per una collaborazione più intensa con la magistratura. Ma quello che mi auguro è che sia anche il più possibile trasparente, anche in passato avevano dato, sulla carta, disponibilità a collaborare ma poi non è stato cosi. Mi auguro che ci sia adesso un cambiamento di rotta.

Continuerete a chiedere pubblicamente conto del “caso Orlandi” al Vaticano?
Non solo al Vaticano e non solo per Emanuela. Il 27 maggio prossimo una vasta rete di associazioni e anche enti locali ha aderito al nostro appello per una giornata nazionale per “Verità e Giustizia” in Italia. Tantissime persone, come noi, vedono queste parole come una utopia perché hanno perso i propri cari e a distanza di anni non hanno avuto né verità, né giustizia. In tutta Italia quindi lo chiederanno con maggiore forza, insieme. A Roma nella stessa giornata si svolgerà un corteo per Emanuela, dal Campidoglio a San Pietro, ha aderito anche il Comune e una foto – manifesto  di Emanuela sarà esposta proprio al Campidoglio.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21