Direttore, qual è la sua posizione sulla parata del 2 giugno? Ritiene che andrebbe cancellata per rispetto alle vittime del terremoto oppure è “sufficiente” il suo ridimensionamento, come proposto dal presidente Napolitano?
Giovanni Albergati, Taranto
Caro Giovanni,
Sulla parata militare ho espresso un giudizio preciso un mese fa, in tempi non sospetti, sottoscrivendo l’ineccepibile lettera del Centro per la Pace e la Nonviolenza “Rachel Corrie” di Ovada. In quella lettera, indirizzata al Capo dello Stato si ricorda che ogni 2 giugno, quando celebriamo la Festa della Repubblica “festeggiamo anche le origini della nostra Costituzione repubblicana, i cui principi fondamentali, improntati alla libertà e all’uguaglianza, sono enunciati nei primi dodici articoli, in uno dei quali, l’undicesimo, si ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. “Perché allora – prosegue la lettera – dovremmo festeggiare la festa del 2 giugno con le parate militari, la sfilata della armi, la mostra degli ordigni bellici? I militari celebrano già la loro festa il 4 novembre. La parata militare in occasione della Festa della Repubblica non è che una vacua esibizione di forza, imprime un marchio militarista e nazionalista su una Repubblica che ripudia la guerra, banalizza e svuota di senso i valori fondativi della Costituzione. Costituisce inoltre uno spreco insensato di denaro nel momento in cui si chiedono sacrifici soprattutto a chi meno è colpevole del disastro economico in cui ci troviamo…” “A Lei, Signor Presidente della Repubblica – conclude la lettera – chiediamo per questi motivi di abolire la parata militare del 2 giugno, nell’adesione al senso e ai principi autentici della Festa della Repubblica”.
Non avrei saputo dirlo meglio! Cordiali saluti
Stefano Corradino