E’ ormai evidente che anche questa volta si procederà alle nomine dei membri e Presidenti delle Authority in assenza di una procedura trasparente ed aperta al confronto ed al controllo degli stakeholders e della società civile. E’ un peccato e non c’è dubbio che il Governo ha perso una grande occasione per dare al Paese un segnale di forte rottura con il malcostume e le cattive abitudini del passato.
Deludente, dover prendere atto che neppure il Professor Monti, – sin dai tempi di Bruxelles, fiero sostenitore della politica della trasparenza – abbia potuto, voluto o saputo opporsi ad un modo di gestione della cosa pubblica che ha nel segreto e nelle clientele politiche i suoi punti di forza.
I Segretari di partito non pubblicheranno i nomi ed i curricula dei loro candidati a membri delle Authority ed il Governo non pubblicherà i curricula – dei quali probabilmente neppure dispone – delle persone alle quali sta pensando di affidare la Presidenza dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.
E’ andata così, anche questa volta.
Non è bastata la mobilitazione della società civile e non è – ciò che è più grave – servito a nulla neppure l’interessamento e la preoccupazione delle Nazioni Unite alle quali, sin qui, il Governo dei professori non ha neppure avvertito l’esigenza di rispondere. Qualcosa, tuttavia, la si può ancora fare, a condizione, ovviamente, che vi sia, almeno, la volontà di formare – non ha più importanza attraverso quale meccanismo – delle Authority all’altezza dei compiti che la legge affida loro e di garantire al Paese un sistema nel quale media, informazione e comunicazioni siano a servizio di tutti i cittadini ed imprenditori e non solo di alcuni.
Ecco alcune istruzioni per l’uso che Parlamentari e Governo potrebbero utilizzare per procedere alle, ormai imminenti, nomine. Sono istruzioni “prese in prestito” da collaudate best practices adottate all’estero e perfettamente compatibili con le regole che, a casa nostra, disciplinano le procedure di nomina.
Cominciamo dall’obiettivo: i membri ed i Presidenti delle Authority devono essere soggetti scelti per competenze ed esperienze e che si trovino in una posizione di reale indipendenza rispetto a tutti gli attori dei mercati e dei contesti che le Autorità sono chiamate a disciplinare e controllare.
La circostanza che la loro nomina sia affidata a soggetti politici – il Parlamento ed il Governo – non osta, o almeno non dovrebbe ostare, al perseguimento ed all’auspicabile raggiungimento di tali obiettivi.
Il punto è come raggiungerli nel poco tempo a disposizione, attraverso la scalcinata prassi sin qui seguita da Parlamento e Governo e, soprattutto, nonostante la circostanza che – a dispetto di promesse e dichiarazioni solenni ed ufficiali – tutti i decisori continuano a vivere le nomine dei candidati alle Authority come un esercizio di potere, come un fatto privato e, soprattutto, come una scelta da assumersi a tutela degli interessi dei soliti compagni di merende anziché dell’Interesse – scritto con la maiuscola – del Paese. Internet versus media tradizionali, fornitori di servizi on line (c.d. over the top) versus fornitori di servizi di telecomunicazione [n.d.r. Telecom italia in testa], diritto d’autore versus libertà di informazione e libertà di informazione versus privacy e diritto all’oblio, soprattutto dei potenti.
Sono queste, alcune, delle questioni che le Authority si troveranno ad affrontare nei prossimi mesi ed in relazione alle quali, non c’è forza politica né economica che non voglia, a tutti costi, poter contare su un “santo in paradiso”. Difficile ma non impossibile, imporre ai selezionatori di abbandonare certe cattive abitudini e rinunciare al soddisfacimento degli interessi egoistici in nome del bene del Paese.
Ecco alcune istruzioni per l’uso.
L’individuazione di soggetti competenti ed esperti nel settore nel quale saranno chiamati ad operare quali membri delle Authority ha due irrinunciabili presupposti: (a) che siano acquisiti i curricula dei candidati e (b) che siano esaminati da esperti indipendenti e capaci di apprezzarne la qualità e, soprattutto, la coerenza rispetto alle funzioni che saranno chiamati a svolgere una volta nominati.
La tempestiva pubblicazione online dei curricula dei candidati avrebbe consentito di raccogliere commenti ed opinioni – a proposito delle competenze ed esperienze dei candidati – utilizzando la straordinaria intelligenza collettiva presente in Rete. Persa tale occasione non rimane che raccogliere i curricula dei candidati e sottoporli, nell’ambito di un’audizione parlamentare o di un’altra qualsiasi occasione di incontro – purché alla stessa sia data idonea pubblicità anche attraverso verbalizzazione stenografica e successiva pubblicazione della verbalizzazione online – a esperti del settore, non in corsa per nessuna poltrona.
Nel selezionare i candidati, occorrerà, inoltre aver cura che le competenze ed esperienze dei quattro membri per ciascuna Authority nonché quella del Presidente dell’AGCOM, siano tra loro complementari e capaci di coprire tutte – le ormai numerose – aree di attività nelle quali le Autorità sono chiamate ad operare. Servono, dunque, competenze tecniche, sociologiche e giuridiche in eguale percentuale.
E’, infatti, vero che le Authority dispongono, ormai, di uffici nei quali lavorano straordinarie eccellenze in tutte le materie trattate ma è altrettanto vero che solo un’Authority ben amalgamata è in grado di vagliare il lavoro degli uffici ed impiegarlo al fine di adottare le scelte di volta in volta migliori per il Paese. In tali valutazioni obiettive, pertanto, il calcolo connesso ai difficili equilibri politici, dovrà cedere il passo all’esigenza di avere Authority ben equilibrate in termini di competenze ed esperienze.
E, veniamo ora all’indipendenza, presupposto indefettibile perché i membri ed i Presidenti delle Authority godano del necessario rispetto ed autorevolezza e si pongano al di sopra di ogni sospetto di conflitto di interessi.
Innanzitutto è necessario – esattamente come accade all’estero – che i candidati compilino un’apposita dichiarazione idonea ad escludere le ipotesi di potenziale conflitto di interessi più evidenti: appartenenza, afferenza o iscrizione a questo o quel partito politico, eventuali candidature ad elezioni amministrative, politiche o europee o, invece, precedenti nomine di carattere politico ad altri uffici analoghi a quello cui è candidato e eventuali consulenze – in essere o passate – almeno con i maggiori player dei settori nei quali operano le Authority.
Sarebbe auspicabile che i membri e Presidenti delle Authority non siano ex politici, né consulenti di soggetti dei quali, per un verso o per l’altro, si troveranno a controllare l’attività, magari in ambiti nei quali hanno già dato loro consulenze.
Le dichiarazioni di assenza di potenziali conflitti di interessi, andranno pubblicate online o, almeno, acquisite e rese accessibili a tutti gli interessati, all’indomani dell’eventuale nomina, tanto per verificare che la procedura di selezione si sia svolta in modo corretto, tanto per chiedere conto agli eventuali eletti, di scelte future nell’ambito delle quali i potenziali conflitti denunciati, possano avere un peso.
Contestualmente all’acquisizione delle dichiarazioni, sarà necessario svolgere un’attività istruttoria, recuperando, anche online, tutti gli eventuali articoli, contributi, interviste ed altro genere di documenti prodotti, negli anni, dai candidati su questioni connesse alle aree delle Autorità in modo da verificare che, effettivamente, gli stessi non abbiano, in passato, supportato palesemente iniziative e/o posizioni di questo o quel player del mercato.
Sembrano ovvietà ma, sfortunatamente, sin qui le cose sono andate molto diversamente ed anche queste elementari regole, sono rimaste tradite e dimenticate.
C’è da augurarsi che, questa volta, vada diversamente. Se così non sarà, ci sono alcune importanti novità che, garantiranno, anche se solo ex post, il ripristino delle regole del gioco.
Innanzitutto ci sono alcuni candidati spontanei che non avranno difficoltà ad impugnare i processi di nomina qualora risultassero viziati e producessero risultati incompatibili con quelli richiesti dalla disciplina vigente e, poi, c’è la società civile che non staccherà gli occhi dai palazzi nei quali si consumeranno le nomine e, da sola o con il supporto delle nazioni unite, otterrà l’accesso agli atti – quali che essi siano – e saprà far valere almeno, la responsabilità politica di ogni eventuale errore.