Noi la violenza di genere la impariamo fin da piccoli

0 0

Me lo domando oramai da parecchio tempo, prima come persona e poi come uomo; fino a quando tutto questo può essere tollerabile. Fino a quando tutta questa violenza verso le donne, fino a quando tutta questa barbarie, questa crudeltà sarà tollerata. Leggo in giro ed ascolto notizie che parlano di numeri, di statistiche, di leggi e di diritti e mi viene in mente la mercificazione moderna del tutto. Il problema della violenza sulle donne non inizia oggi nel 2012 alla notizia della cinquantanovesima vittima, ma nasce molto più nel profondo della civiltà umana. E’ uno di quei problemi ancestrali, come la guerra, come  la tortura, come il dominio sulla natura e la vita. Perché questo siamo diventati; due milioni di anni di evoluzione per arrivare ad uccidere ancora il nostro prossimo e commettere l’abominio ancora più grande: uccidere chi presumiamo di “amare”. L’amore è altro, è rispetto, condivisione. E’ sognare insieme, vivere costantemente ogni giorno nel reciproco sostegno. E quando le cose non vanno, amare significa anche saper capire l’altra persona, ed essere felici della felicità altrui.

Questa follia, che negli ultimi anni si è ancora di più accentuata non è solo frutto dell’ignoranza, ma anzi è una conseguenza del nostro stile di vita quotidiano.

Fate caso a come viviamo, siamo una società di uomini repressi alla continua ricerca del successo; in continua competizione per un esame all’università, per un posto di lavoro, per  vincere un reality, per uno sport, per una tornata elettorale, addirittura a volte per una fila alle poste. Ci insegnano fin da piccoli che un uomo non piange, che un uomo deve avere successo, che la violenza è l’unico vero metodo di risoluzione dei problemi, che l’omosessualità è una devianza e che l’extracomunitario è un delinquente. Abbiamo dovuto imparare che le donne vanno conquistate, che sono un trofeo da esporre, che sono deboli, che piangono, che vanno sposate e che poi devono rimanere in casa con i figli. Che se tradiscono sono delle puttane e vanno punite (invece noi uomini siamo ganzi, anche quando siamo degli sciupa femmine).

La cosa più sconcertante è che nessuno di noi si può salvare, perché se anche cresciamo in una famiglia “illuminata”, ci pensano a scuola i tuoi compagni a dirti la “verità”, ci pensano i tuoi amici con le battute pesanti e le risate grasse, ci pensi persino tu che qualche volta per sentirti al centro dell’attenzione e cadi nel tunnel della retorica. E non ne esci fino a quando un giorno ti svegli e aprendo gli occhi trovi sul quotidiano l’ennesima vittima di questa immane violenza.

Ti scorre un brivido lungo la schiena, perché finalmente hai capito, perché adesso comprendi che quella cifra scritta sul giornale non è semplicemente carta ed inchiostro, ma sono vite spezzate, sogni infranti, pseudo amori o presunti tali macchiati  nel sangue e ti viene un magone in gola e dopo piangi.

Piangi perché sei impotente, perché lo Stato è impotente, perché stiamo mettendo la grande finanza e le banche prima delle nostre anime, prima dei nostri sentimenti. Non esistono leggi adeguate per combattere  questa mattanza sociale e strutture fatiscenti che invece di ampliare, stiamo chiudendo. Siamo ciechi di fronte ad un vero bollettino di guerra dove la politica e le istituzioni non fanno nulla per risolvere il problema, e le uniche voci scese in piazza o per le strade sono state quelle del movimento delle donne e di una rete di movimenti come TILT; che hanno avuto il coraggio di dare voce a chi non ce l’ha.

Ma ciò non basta a sollevare le nostre coscienze da questa colpa, per questo ogni giorno dobbiamo lottare contro la discriminazione di genere, dobbiamo lottare per un ampliamento dei nostri diritti civili, dobbiamo lottare per una nuova visione della società. Dobbiamo riformare non solo la politica o lo stato, ma noi stessi, il nostro modo di vivere e socializzare, le nostre scuole con nuove materie che parlano di rapporti umani e di sentimenti; dobbiamo rieducare non solo i giovani ma anche gli adulti, nei luoghi di lavoro, nei luoghi di aggregazione, nel mondo dei mass-media e perfino nelle pubblicità. Provare realmente a trasformare questa crisi economico-sociale in un occasione di miglioramento e di sviluppo socio-culturale, cercando di abbattere tutte le barriere mentali che ci impediscono di vivere in una società senza violenza e discriminazione.

E adesso forse anche voi adesso avete una risposta alla mia domanda iniziale, fino a quando tutto questo può essere tollerabile?

Fino a quando non arriverà nel mondo una nuova rivoluzione, che non cerchi di soverchiare i governi o lo stato di cose presenti, ma che riesca a distruggere in noi ogni nostro pregiudizio.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21