Messico, un altro giornalista ucciso dai narcos

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di Gaetano Liardo
E’ una mattanza senza fine quella che sta continuando ad insanguinare il Messico. Oggi i principali quotidiani del Paese riportano la notizia del ritrovamento del cadavere del giornalista Renè Orta Salgado, per più di vent’anni corrispondente di El sol de Cuernavaca, nello Stato di Morales. Quello di Orta Salgado è il quinto omicidio dall’inizio dell’anno che coinvolge gli operatori dell’informazione. Lo scorso 3 maggio, nello stato di Veracruz sono stati rinvenuti i corpi di Guillermo Luna Varela, Gabriel Huge Cordova e Esteban Rodriguez, fotoreporter. Con loro è stata trovata anche Irasema Bacerra, responsabile amministrativa del giornale El Dictamen. Il 28 aprile, invece, è stata trovata la prima giornalista vittima dell’anno: Regina Martinez, corrispondente da Veracruz del quotidiano Proceso. Una mattanza che ha lo scopo di mettere a tacere la stampa, lasciando mano libera ai cartelli di narcotrafficanti. Nessun controllo equivale a fare affari con più tranquillità. La colpa dei media è quella di accendere i riflettori sulle violenze che quotidianamente vedono protagonisti i narcos. Nel solo mese di maggio si contano più di 90 vittime, nelle diverse regioni del Messico. Esecuzioni più che omicidi. Scene raccapriccianti.

Ripercorrendo le ultime notizie di cronaca si ha di fronte uno spaccato inquietante, che rispecchia, purtroppo, uno scenario quotidiano per il paese latinoamericano. Il 4 maggio nello stato di Nuevo Laredo sono stati trovati nove corpi impiccati sullo svincolo autostradale. Lo stesso giorno nove persone uccise e letteralmente fatte a pezzi sono state rinvenute nella cittadina di frontiera di Tamaulipas. Molto probabilmente la risposta di uno dei cartelli rivali al precedente eccidio. Ammonta a diciotto, invece, il numero di vittime scoperte nello stato di Jalisco. La scorsa domenica, poche ore prima del ritrovamento del corpo senza vita di Orta Salgado, sono stati ritrovati i resti di 49 persone a Monterrey. La scena che hanno visto gli inquirenti è degna di un film horror: 43 uomini e 6 donne decapitati, senza gli arti inferiori e posteriori, fatti ritrovare all’interno di sacchi neri.

Le vittime della lunga guerra tra i cartelli di narcotrafficanti e tra questi e lo Stato fanno rabbrividire. In una relazione presentata alcuni mesi fa dalla Procuradaria General del Estado si fa riferimento a 48.000 morti dal 2006, anno in cui il presidente Felipe Calderon ha intrapreso la sua lotta contro i narcos. Nello stesso periodo si contano 52 giornalisti uccisi. Numeri da scenario bellico che rendono difficile il percorso di pacificazione interna del Messico.  Qualcosa, tuttavia, sembra muoversi. Sono numerose le associazioni di giornalisti sorte per tutelare il lavoro di quanti rischiano quotidianamente la vita per fare il proprio lavoro. Tra queste la Red de Periodistas de a Pie, nata dall’attività di numerosi cronisti capaci di creare attenzione anche a livello internazionale.

La Red è in contatto in Italia con l’associazione Libera, con la quale ha acceso i riflettori sulla situazione di numerosi giornalisti a rischio. Lo scorso fine settimana, su iniziativa degli attivisti della Red de Periodistas in varie città messicane si sono svolte iniziative in solidarietà dei cronisti di Veracruz con lo slogan: “Los queremo


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